Attualità

Dj Fabo è morto in Svizzera con suicidio assistito

Dj Fabo è morto, lo comunica l’esponente dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato che lo ha accompagnato nel suo ultimo viaggio, verso la Svizzera. Suicidio assistito per Fabo, aveva fatto appello al mondo politico circa un mese fa, dichiarandosi non depresso, ma umiliato dalle proprie condizioni fisiche, e dalla certezza di non poter fare niente a riguardo. Fabio Antoniani, questo il suo nome all’anagrafe, si spento oggi alle 11:40 in una clinica svizzera.

L’incidente a Milano

Una sera come tante. il 13 giugno 2014, di ritorno da una delle sue serate da DJ, Fabo si china per raccogliere il telefono che gli è scivolato in macchina mentre era alla guida, e in pochi secondi la sua auto impatta con un’altra. Da subito le sue condizoni appaiono gravi, e in quel tragico incidente Fabo perderà l’uso del suo corpo, restando tetraplegico, e la vista.
Da una vita al massimo, con in cuore la musica e il divertimento, a una vita immobile e al buio.

La decisione di morire

La situazione in cui Fabo si è ritrovato, lo ha spinto più e più volte a fare appelli per l’eutanasia e il suicidio assistito, sia ai microfoni de Le Iene, sia al Presidente Mattarella. Ma nel nostro Paese non è riconosciuto dalla legge un tale diritto, quindi Fabo è stato costretto ad andare in una clinica Svizzera dove la legge elvetica permette di sospendere la vita ad un malato che non ha più speranze di migliorare la propria condizione.

E così questa mattina, Fabo ha preso un mix di farmaci che prima lo ha addormentato e poi, alle 11:40 gli ha fermato il cuore per sempre. Questa la prassi del suicidio assistito, che si differenzia dall’eutanasia che invece richiede un atto pratico del medico.
Commoventi le sue ultime parole sul profilo Twitter per ringraziare Cappato: “Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringraziero’ fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille”.

 

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