Cinema

Vi presento Toni Erdmann: Recensione del Film di Maren Ade

Viviamo in una società globalizzata che ha perso la voglia di ridere finendo per prendersi infelicemente sul serio. Questo il senso di uno dei film più idolatrati e controversi dell’anno: Vi presento Toni Erdmann di Maren Ade (prima Palma d’oro mancata e poi Oscar mancato, ma vincitore degli European Film Awards e tanti altri premi e subito oggetto di un remake americano). Film stranissimo ma provocatorio e anti-borghese, dove per 166 scorrevolissimi minuti si viene continuamente accusati di snobismo e pubblicamente sbeffeggiati.

Come suo terzo lungometraggio la regista tedesca sceglie di realizzare un film sul senso dell’umorismo. E nello specifico, nell’ottica di questo film, il senso dell’umorismo è morto. E nel film è incarnato dalla figura fallimentare di Winfried Conradi, anziano insegnante di pianoforte con il vizio dello scherzo. Tuttavia, i suoi scherzi non fanno ridere. Il senso dell’umorismo è stato ucciso dai carrieristi che storcono il naso di fronte alle battute a sfondo sessuale, celando dietro quella loro finta superiorità inconfessabili desideri perversi inespressi, malati dell’ossessione di voler razionalizzare tutto, persino un concetto assurdo ed irrazionale qual è il senso dell’umorismo. Senza senso dell’umorismo non siamo più capaci di stabilire dei veri rapporti umani. E abbiamo paura di sporcarci, di commettere follie, di mostrarci onestamente, di metterci dunque a nudo. Per questo il film fallisce volontariamente nel suo tentativo di essere una commedia leggera, nonostante la regista inserisca diversi elementi presi dalla commedia tedesca di serie B, e diviene invece un film malinconico. Da una nazione ingiustamente accusata di mancare di senso dell’umorismo (e in fondo la regista dà ragione a questo luogo comune) arriva quindi un’esplorazione filosofica del tema (che forse secondo i nostri stessi luoghi comuni alla Germania il filosofeggiare è la cosa che riesce meglio).

Quando Winfried visita sua figlia Ines, una manager in carriera, a Bucarest, resosi conto che la figlia ha perso il senso dell’umorismo, cerca di restituirglielo avvalendosi dell’aiuto dell’immaginario personaggio di Toni Erdmann, ovvero lo stesso Winfried con parrucca e denti finti e invadendo allegramente il privato di Ines.

Un film come Toni Erdmann potrà a molti risultare irritante con quel suo non prendersi mai troppo sul serio, ma il punto è che finisce ogni volta per dirci: “Guardami. Così reagendo, dimostri che ho ragione”.

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