Attualità

Ragazza morta a Porta Susa, si è trattato di un suicidio

Non si è trattato di un incidente. La terribile ipotesi è stata confermata ieri dalla polizia ferroviaria che ha visionato i filmati di sorveglianza della stazione di Torino Porta Susa.
Beatrice, 15 anni, studentessa del liceo musicale di Vercelli, non è caduta sui binari mentre il treno stava passando e non è stata spinta. La ragazza ha deciso di mettere fine alla sua vita così, gettandosi sotto un treno.

Il ritrovamento da parte della polizia del suo diario è solamente un ulteriore elemento che fa pensare al suicidio. “Sono troppo grassa”, aveva confidato Beatrice a quelle pagine.
Soffriva per le prese in giro ma non ne parlava, a pochi aveva confidato il suo disagio. Nessuno immaginava un gesto del genere, neanche sua madre e suo padre, ai quali ha lasciato delle scuse e un addio nell’ultima pagina.

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Morire a 15 anni non è mai giusto. Solo ora che Beatrice non c’è più ci si chiede se questa tragedia si sarebbe potuta evitare. Il bullismo è un problema che esiste da sempre, nelle scuole e non solo, e raramente, nonostante siano davvero tante le persone che dicono di subire o di aver subito offese più o meno gravi, le vittime sono in grado di reagire.
Michela Marzano su Repubblica oggi ha scritto: “Sono grassa, e allora? Se Beatrice lo avesse pensato, se lo fosse ripetuto e ci avesse creduto veramente, mercoledì mattina, forse, non si sarebbe buttata giù dai binari alla stazione di Torino Porta Susa nel momento in cui stava arrivando il treno che avrebbe dovuto portarla a scuola. Ma Beatrice non lo pensava.”, sottolineando quanto la società di oggi imponga spesso canoni che tutti disperatamente tentiamo di rispecchiare, il più delle volte senza successo. Una ragazzina di 15 anni prima di compiere questo gesto così estremo non ha pensato che avrebbe potuto continuare a vivere perché aveva delle qualità, la sua personalità unica, i suoi talenti. No, Beatrice si è uccisa perché altri la facevano sentire grassa. Perché per chi la giudicava quello che c’era all’esterno, il contenitore, era più importante di quello che poteva contenere. Per lei, come per molti della sua età, il fallimento più grande era non essere come gli altri volevano.
In un’intervista un’amica di Beatrice, Nadia, conosciuta qualche mese fa al centro di cura per l’obesità che entrambe frequentavano, ha detto che “era una ragazza straordinaria che chiedeva solo di essere capita”.
Purtroppo, per capire Beatrice ormai non c’è più tempo.

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