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Riforma copyright: cos’è e cosa cambia con la direttiva approvata dal Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di direttiva sui diritti d’autore nel mercato unico digitale. La proposta sul Copyright è stata adottata con 438 voti a favore, 226 contrari e 39 astensioni. Gli eurodeputati hanno approvato alcune modifiche proposte dal relatore Axel Voss agli articoli 11 e 13 della proposta di direttiva sul copyright, che erano stati contestati in una campagna a favore della libertà di Internet. Il via libera della plenaria apre ora la strada ai negoziati con il Consiglio.

Riforma Copyright: cos’è

La direttiva intende garantire che diritti e obblighi del diritto d’autore si applichino anche online. YouTube, Facebook e Google News sono alcuni dei nomi di gestori online che saranno più direttamente interessati da questa legislazione. Uno dei principali obiettivi è fare in modo che i giganti del web condividano i loro ricavi con artisti e giornalisti. Le nuove norme dovrebbero rafforzare la possibilità per i titolari dei diritti (musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori e editori di notizie) di negoziare accordi migliori sulla remunerazione derivata dall’utilizzo delle loro opere presenti sulle piattaforme interne.

Subito critico il M5s che, per bocca della Europarlamentare Isabella Adinolfi , ha definito la direttiva una vittoria per la censura. “Una pagina nera per la democrazia e la libertà dei cittadini” ha detto: “Con la scusa della riforma del copyright, il Parlamento europeo ha di fatto legalizzato la censura preventiva. Il testo approvato oggi dall’aula di Strasburgo contiene l’odiosa link tax e filtri ai contenuti pubblicati dagli utenti. E’ vergognoso! Ha vinto il partito del bavaglio”.

Sul fronte opposto il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani.  “La direttiva sul diritto d’autore è una vittoria per tutti i cittadini. Oggi il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale”.

La “chiave rivoluzionaria” di questa riforma sta in due articoli: l’11 e il 13.

L’articolo 11 riconosce “il legittimo uso privato e non commerciale di pubblicazioni stampa da parte di utenti individuali”, di non far pagare i diritti “per i soli hyperlinks che sono accompagnati da parole individuali” e di escludere qualsiasi “effetto retroattivo”.

All’articolo 13 limita l’obbligo di concludere accordi con i detentori di Copyright e l’imposizione di filtri a “fornitori di servizi che condividono contenuto online”, invece che a tutti gli operatori della “società dell’informazione”.

Cosa cambia e quali sono le novità apportate dalla riforma sul Diritto d’Autore?

Tenendo conto delle modifiche al testo della direttiva, che sarà la base per la trattativa con il Consiglio del UE, i colossi digitali dovrebbero “condividere” i loro ricavi con artisti e giornalisti. Diversi emendamenti alla proposta comunitaria passati in votazione mirano a garantire che i creativi, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, e anche editori e giornalisti, siano remunerati per il loro lavoro quando questo viene utilizzato da piattaforme digitali come YouTube o Facebook e da aggregatori di notizie come Google News. La posizione negoziale del Parlamento rafforza la proposta della Commissione europea per quanto concerne la responsabilità delle piattaforme e degli aggregatori di notizie per le violazioni del diritto d’autore.

Nelle disposizioni introdotte si prevede che la semplice condivisione di collegamenti ipertestuali (hyperlink) agli articoli, insieme a “parole individuali” come descrizione, sarà libera dai vincoli del copyright. Invece se i link saranno accompagnati da descrizioni che soddisfano la lettura degli utenti, si ricadrà nella casistica degli snippet (foto e breve testo di presentazione di articoli): questi saranno coperti da copyright e quindi le piattaforme dovranno pagare i diritti agli editori per il loro uso.

Questo accordo è un passo importante per correggere una situazione che ha permesso a poche aziende di guadagnare ingenti somme di denaro senza remunerare adeguatamente le migliaia di creativi e giornalisti da cui dipendono”, ha dichiarato Voss.

Per essere adottato definitivamente, il testo della direttiva ora deve essere approvato a maggioranza qualificata dai governi dell’Ue. In un voto a febbraio, il voto negativo di Italia, Olanda, Lussemburgo, Polonia e Finlandia non era bastato per formare una minoranza di blocco.

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