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Variante Covid-19 scoperta in Sudafrica: cosa cambia?

In Sudafrica è stata scoperta una mutazione del Covid-19 che, al pari della variante inglse, sarebbe più contagiosa.

I ricercatori del Sudafrica hanno sequenziato una nuova mutazione del Covid-19 simile a quella scoperta nel Regno Unito. Ecco cosa se ne sa al momento.

Nei giorni in cui ci si avvicina finalmente al tanto ambito traguardo dell’inizio della campagna vaccinale contro il Covid-19 la paura di imprevedibili mutazioni del virus sta attanagliando un po’ tutto il mondo. Dopo la scoperta di una variante inglese che da giorni tiene banco nel dibattito scientifico e televisivo, una nuova mutazione sarebbe stata scoperta in Sudafrica dai ricercatori guidati dal virologo Tulio De Oliveira, responsabile del laboratorio Kwazulu-Natal Research Innovation and Sequencing Platform.

Questa nuova variante sudafricana è stata ribattezzata ”501.V2” e sembra essere in circolo nel Paese già da metà novembre. Stando a quanto ci è dato sapere al momento, si tratterebbe di una ”versione” del virus molto più contagiosa ma non più pericolosa rispetto a quella che in questi mesi siamo stati abituati a conoscere.

Cosa cambia con la nuova variante del Sudafrica?

La nuova variante scoperta in Sudafrica comporta una maggiore facilità di trasmissione anche tra i più giovani. La seconda ondata in Sudafrica sembra essere caratterizzata proprio da un maggiore coinvolgimento dei giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni ma il possibile legame tra questo dato e la mutazione del virus registrata non è assolutamente ancora confermato.

Il vaccino funziona contro la variante del Sudafrica?

La variante del Sudafrica presenta mutazioni in tre elementi della proteina spike, la proteina chiave del virus che permette il riconoscimento da parte del sistema immunitario. Una di queste tre mutazioni sembra essere presente anche nella variante inglese contro la quale le autorità hanno affermato essere sostanzialmente efficace i vaccini messi a punto fino a questo momento.

In realtà queste mutazioni non devono stupire: infatti, i virologi ci ricordano che è nella natura delle cose che un virus che circola molto si modifichi nel tempo per adattarsi meglio all’ospite e garantire la propria sopravvivenza. Il dato positivo è che questo tipo di mutazioni in genere tendono a rendere il virus più contagioso ma anche meno letale ma, ovviamente, ciò non basta a placare le preoccupazioni del mondo medico che continua a insistere sulla necessità di tenere a bada il numero dei contagi per evitare vittime e sovraffollamento delle strutture sanitarie.

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Emanuele Terracciano

Nato ad Aversa (CE) il 22 agosto 1994 e laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Salerno. Collaboro con i siti di Content Lab dal 2015 occupandomi di sport, politica e altro.
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