Judy: Recensione in anteprima del Film su Judy Garland
Dal 19 Dicembre esce al cinema Judy, film sugli ultimi giorni di vita dell’attrice de Il Mago di Oz. Una meravigliosa interpretazione di Renée Zellweger rende il film magico e commovente
Judy Garland è stata una delle prime e più note star del cinema di Hollywood, emblema di una generazione di attori che ha reso grande la cinematografia americana, inizia a recitare sin da piccola, pagando le conseguenze di questo immane sforzo durante la sua vita. Judy di Rupert Goold, presentato alla Festa del Cinema di Roma narra una storia poco conosciuta: le ultime settimane di vita della cantante-attrice a Londra, impegnata in una serie di spettacoli.
Le ultime (tristi) settimane di Judy Garland
Il film si apre con un bellissimo flashback in cui la piccola Judy si prepara a recitare in un film della MGM. Da subito è introdotto l’ambiguo rapporto con Louis Meyer, capo della MGM, che mortifica la giovane attrice facendole allo stesso tempo i complimenti. La bambina attrice è spaventata ma decide di recitare: è il set de Il Mago di Oz, primo vero successo della futura star di Hollywood.
La narrazione torna subito al 1968: la Garland (interpretata da una magnifica Renée Zellweger, attualmente alla stessa età Renée Zellweger di Judy nel film) ha già alle spalle diversi matrimoni falliti, una montagna di debiti, dipendenza da pillole ed alcol, bambini a cui badare. I bambini sono ovviamente il suo punto debole: li ama alla follia, vorrebbe essere una buona madre, ma i debiti e la vita precaria la inducono a vivere quasi come una senzatetto. Il padre dei bambini, Sid, vorrebbe far di tutto per portarli con sè e Judy per evitare che ciò accada parte per una tournèe in Inghilterra, in modo da racimolare soldi.
Tra verità storica e fatti romanzati
I suoi problemi di depressione e la solitudine inglese non fanno altro che acuire il malessere di una ancora brillante Judy Garland. Il mondo le ha affibbiato l’etichetta di inaffidabile e la notorietà di attrice bambina ancora la perseguita. Il film muove tra passato e presente: tra sfruttamento precoce e sensibilità frustrata.
Ovviamente Goold decide di romanzare parte della sceneggiatura: l’attrice non era esattamente “figlia di campagnoli”, ma figlia di due attori e – probabilmente – non sarebbe diventata “casalinga” da grande, come il suo produttore le insinua. Ad ogni modo è ben evidenziata la crudeltà dei gestori degli studios cinematografici, pronti a tutto pur di guadagnare soldi.
Una certa quantità di crudeltà non si nega neanche al pubblico: sensibile in parte (è il ruolo affidato alla coppia gay di fan sfegatati), carnefice in altra parte (pronto a lanciare cibo addosso ad una Judy che va in scena palesemente ubriaca). Nonostante tutto, però, la cantante non riesce a rinunciare al suo pubblico: ama essere al centro dell’attenzione, ama essere applaudita ed adorata, sale in scena anche quando non è in condizioni di farlo. “A volte credo di avere degli alleati tra il pubblico”, dice la protagonista in una scena commovente.
La perfetta colonna sonora del film
In Judy, comunque, c’è posto un po’ per tutto: il rapporto con i suoi mariti, l’amicizia con Mickey Rooney, l’apparizione di Liza Minnelli, la sua voglia di affetto ma soprattutto la musica. Ce n’è anche troppa, tanto da pensare che Garland sia stata prima cantante e poi attrice, ma tutto sommato niente riesce ad essere fuori posto nel film di Rupert Goold.
Tutto perfetto anche per quanto riguarda il comparto tecnico: la fotografia è sempre adeguata: si passa dai colori al neon di alcune scene (drammatiche) ai colori caldi per l’esibizione sul palco. Il piano sequenza in occasione della prima esibizione londinese della protagonista è veramente un bel regalo.
Nulla in confronto alla toccante esibizione finale sulle note di Somewhere over the rainbow, canzone che infonde speranza, ma allo stesso tempo tanta malinconia. La commozione è assicurata.