Tecnologia

Sbloccata Wikipedia in Turchia dopo due anni e mezzo

La notizia è stata annunciata questa mattina dal Btk, autorità di controllo delle tecnologie informatiche e di comunicazione

La libertà d’informarsi ha avuto la meglio sulla censura che per due anni e mezzo ha messo a tacere Wikipedia in Turchia. Ad annunciare la lieta notizia, poi riportata dalla Cnn turca, ci ha pensato questa mattina il Btk, autorità di controllo delle tecnologie informatiche e di comunicazione. La decisione è figlia di un provvedimento preso dopo che la Corte Costituzionale di Ankara ha stabilito che il blocco d’accesso al sito web violava palesemente la libertà di espressione.

Sblocco Wikipedia Turchia: cosa è successo

L’episodio risale al 29 aprile 2017, quando le autorità turche avevano bloccato l’accesso online a tutte le versioni linguistiche dell’enciclopedia web Wikipedia in tutta la Turchia. Tale mossa fu legittimata con l’attuazione della legge turca n. 5651 dopo che nella versione in inglese di Wikipedia, in riferimento all’articolo sul terrorismo sponsorizzato dallo stato, la Turchia veniva descritta come “paese sponsor dell’ISIS e Al-Qaeda”. Affermazioni ritenute strumentalizzate dai mass media che avevano attuato una manipolazione pubblica.

Nonostante le numerose richieste dell’Autorità turca per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione di modificare l’articolo incriminato, la comunità di Wikipedia ha rifiutato sostenendo che le affermazioni contenute negli articoli contestati facevano capo a fonti attendibili e verificate.

Inevitabile quindi la presa di posizione da parte della comunità di Wikipedia, che il 5 marzo 2018 ha avviato la campagna ‘We Miss Turkey‘ (in turco: Özledik) come segno di protesta e, in un secondo momento, ha sostituto la bandiera nera della censura sul logo di Wikipedia con una rossa. Si è assistito quindi a una mobilitazione internazionale, portata avanti anche con un hashtag recante lo stesso nome.

Sblocco Wikipedia Turchia: i precedenti

La Turchia censura siti web accusati di diffondere materiale illegale, fra cui la fantomatica propaganda terroristica. In precedenza, la scure della censura si era abbattuta anche su Facebook e Twitter.

 

 

 

 

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Veronica Mandalà

Palermitana di nascita, sono laureata in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Appassionata scrutatrice della realtà in tutte le sue sfumature, mi occupo di attualità, politica, sport e altro.
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