Salute

Vaccino Obbligatorio in Asilo: in Lombardia c’è l’ok del Consiglio

Il vaccino come requisito d’accesso agli asili nido, pubblici e privati: è la nuova linea intrapresa dalla Lombardia, il cui Consiglio Regionale ha approvato una mozione, proposta da Lombardia Popolare, che impegna la Giunta a introdurre quale requisito d’accesso ai servizi della prima infanzia l’espletamento degli obblighi di vaccinazione previsti dalla legge. Vale a dire, le vaccinazioni contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B.

Una presa di posizione forte, ma sofferta: l’approvazione, avvenuta lo scorso 4 aprile, è giunta a seguito di una seduta densa di dibattito, tra chi sosteneva la necessità di difendere la salute pubblica, e chi avanzava preoccupazioni riguardo all’effettiva efficacia che potrebbe avere l’introduzione di un obbligo, oltre che alla compressione del diritto di ciascuno a scegliere ed eventualmente rifiutare le cure, per sé o per i propri figli. Alla fine hanno avuto la meglio le ragioni della salute della comunità: la mozione è stata approvata con il sostegno di FI, PD, Patto Civico e Lombardia Popolare e il voto contrario di Sel e M5S; Lega Nord e Lista Maroni non hanno invece partecipato alla votazione.

Crollano le vaccinazioni in Italia e in Lombardia

I dati rilasciati dall’Istituto Superiore della Sanità, in effetti, riferiscono di una situazione preoccupante, segnata da un calo delle vaccinazioni di portata nazionale, specialmente tra i nati nel 2013; in Lombardia le vaccinazioni contro poliomielite, tetano, pertosse, difterite, epatite B sono diminuite del 2%; un calo maggiore si registra per i vaccini non obbligatori ma “fortemente raccomandati”, quelli contro morbillo, parotite, rosolia.

Gli effetti di questa tendenza si rinvengono nelle epidemie di morbillo degli anni 2003, 2008, 2013, oltre che quella che imperversa in questi mesi: dall’inizio dell’anno sono 1333 i casi segnalati in tutto lo Stivale, con particolare incidenza in Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia. Insomma, gli italiani – e i lombardi – si vaccinano sempre meno. E questo principalmente a causa della perdita di fiducia causata dal diffondersi di informazioni false o distorte sulla pericolosità del vaccino e sui suoi possibili effetti collaterali. Ci si preoccupa, cioè, di cosa potrebbe eventualmente comportare il vaccino per i propri figli, tralasciando invece l’eventualità – di gran lunga meno remota – che questi contraggano una malattia infettiva contagiando coloro che non hanno ancora effettuato il vaccino perché troppo piccoli o per motivi di salute; peggio, che si ammalino da adulti, circostanza nella quale molte di queste malattie sono molto più aggressive e pericolose.

Una legge nazionale per il vaccino nelle scuole dell’infanzia

Contro il diffondersi della disinformazione scientifica e dei gruppi “antivaccinisti”, la Lombardia aveva avviato una corposa campagna di sensibilizzazione, mantenendo però una posizione scettica circa l’efficacia della coercizione come contromisura alla disinformazione. Con questa mozione registra però un cambio di passo, allineandosi alle altre Regioni e alle Province autonome, che già a gennaio si erano confrontate con il ministro Lorenzin sulla possibilità di arrivare a una legge nazionale che introduca il vaccino tra i requisiti richiesti per l’iscrizione agli asili e alle scuole materne.

Toscana ed Emilia-Romagna si sono già dotate di leggi regionali ad hoc; tuttavia le regioni – ora anche la Lombardia, che approvando la mozione sugli obblighi vaccinali ha impegnato la Giunta anche a impegnarsi sul fronte legislativo – spingono perché l’obbligo sia disciplinato dalla legge nazionale, onde evitare la diffusione di regole a “macchia di leopardo”. Si profila, pertanto, una svolta di non poco conto in tema di diritto e salute: la disciplina attuale, infatti, definisce alcuni vaccini obbligatori, ma non prevede nessuna sanzione per chi contravvenga a tale obbligo, che viene quindi degradato a una raccomandazione travestita da dovere, facilmente trascurabile; con l’introduzione dell’obbligo finalizzato all’accesso ai servizi per la prima infanzia, potrebbe invece ritrovare cittadinanza la funzione sociale e preventiva del vaccino.

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