Pensioni Novità: Ape Social e Quota 41 al via
I decreti attuativi delle nuove misure pensionistiche? Questione di ore. Il Ministro del Lavoro e le Politiche Sociali Giuliano Poletti ha confermato che il momento tanto atteso da moltissimi lavoratori in difficoltà è finalmente in arrivo: i provvedimenti di attuazione delle misure contenute nella Legge di bilancio per il 2017 e conosciute come Ape Social e Quota 41 sono già passati dal Consiglio di Stato e sono tornati alla Presidenza del Consiglio, pronti per essere registrati dalla Corte dei Conti.
La registrazione li renderà finalmente attuabili, permettendo ai lavoratori “precoci” e a coloro che svolgono lavori usuranti di lasciare anticipatamente il lavoro. Non è tutto: il ministro Poletti ha anche confermato che la decorrenza dei provvedimenti – per i quali sarà possibile fare richiesta a partire dal 31 maggio – sarà retrodatata al primo maggio, giorno nel quale questi avrebbero dovuto essere attivati.
Ape Social e Quota 41: lo scenario aperto dall’approvazione
Si apre così la possibilità di accedere al pensionamento anticipato per quanti hanno iniziato a lavorare da giovanissimi: uscita a 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, per i lavoratori che abbiano lavorato prima dei 19 anni, per almeno 12 mesi in modo effettivo anche non continuativi, che risultino in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e che rientrino in una delle categorie ritenute maggiormente meritevoli di tutela – lavoratori dipendenti disoccupati a seguito di licenziamento o dimissioni per giusta causa e privi di sussidi da almeno 3 mesi; lavoratori che accudiscono il partner o un parente disabile; lavoratori con disabilità uguale o maggiore del 74 per cento; lavoratori notturni, addetti a lavori usuranti o che svolgano da almeno sei anni, in via continuativa al momento del pensionamento, attività lavorative per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo. Al di fuori della categoria dei lavoratori precoci, chi abbia raggiunto almeno i 63 anni di età, svolga attività considerate pesanti da almeno 6 anni nell’arco degli ultimi 7 e si trovi a non più di 3 anni e 7 mesi dal pensionamento di vecchiaia nel regime obbligatorio potrà avvalersi dell’Anticipo Pensionistico e fruire così di un reddito ponte interamente a carico dello Stato.
Pensione sì, ma non (subito) per tutti
Dicevamo che l’efficacia delle misure decorrerà, quantomeno secondo il Ministro del Lavoro, dal primo maggio di quest’anno, a prescindere da quando poi avverrà la loro effettiva pubblicazione. Ma con quale ordine verrà dato corso alle richieste? Il criterio elaborato è lo stesso tanto per l’Ape quanto per la misura per i lavoratori precoci: le prime richieste evase saranno quelle dei disoccupati privi di sussidio; faranno poi seguito le persone disabili o che assistono un proprio caro con disabilità.
In ogni caso, un’ombra rimane sull’approvazione di questi decreti: per quanto necessarie per tutelare le categorie di lavoratori più vulnerabili, le due misure tagliano fuori una grossa fetta della forza lavoro ormai prossima alla pensione; in particolare, restano privi di tutele i lavoratori temporanei rimasti disoccupati a seguito di licenziamento, e che non hanno ricevuto sussidi di disoccupazione. I sindacati, e prima ancora gli stessi lavoratori, hanno promesso battaglia; a cominciare dalla giornata di ieri, quando i lavoratori precoci sono scesi in piazza a Montecitorio per chiedere che la riforma delle pensioni estenda al massimo la platea dei beneficiari di Quota41.