Attualità

Orgoglio e Pregiudizio: il risveglio delle donne ai tempi di Trump

Tiziana Ferrario, nota giornalista ed inviata della Rai per gli Stati Uniti, ha presentato stamane nell’istituto scientifico superiore “E. Amaldi” di Bitetto (BA) il suo ultimo libro dal titolo “Orgoglio e Pregiudizio: il risveglio delle donne ai tempi di Trump”. La giornalista ha voluto raccontare, più che spiegare, ai ragazzi le profonde disparità che la società moderna compie nei confronti delle donne, l’importanza di essere donne e donne forti, padroni del proprio destino e del cambiamento che viviamo nella modernità 2.0.

Perché la scelta di scrivere un libro su un tema così importante

Questo libro comincia a Washington la mattina del 21 gennaio 2017: un milione di donne americane sfilano in una storica marcia contro il Presidente appena eletto Donald Trump. La giornalista ha vissuto in primo piano la campagna politica americana per quelle elezioni e l’ha definita come una “campagna molto violenta e volgare” nei confronti della candidata democratica Hillary Clinton. Agli occhi femminili Trump appariva come il tipico miliardario e businessman, ma anche misogino, forse troppo “bulletto” e sessista nei confronti della candidata rivale. Questo atteggiamento è stato avvertito dalle donne americane come un pericolo per i propri diritti. Per la prima volta ciò che appariva scontato e dovuto per tutte le donne, ora poteva preoccupantemente cambiare a loro sfavore. Un disagio e un senso di pericolo che ha coinvolto tutti i ceti: dalle superstar della musica e dello sport come Madonna e Serena Williams, fino alle donne comuni, mamme, lavoratrici, studentesse e figlie. Janet Yellen, presidentessa della Federal Reserve, ha spiegato come il pil americano sia cresciuto del 5% “quando le donne sono uscite di casa e hanno iniziato a lavorare”. Ma questo non basta più perché ancora oggi molti incarichi prestigiosi sono negati alle stesse, perché i posti di lavoro sono ancora pochi rispetto alla compagine maschile e infine perché i servizi per le donne sono sempre di meno.

L’Italia come vive questo cambiamento?

Se guardiamo alla parità di trattamento, come indicatore di ricchezza, al Word Economic Forum l’Italia ha perso ben trentadue posizioni in quanto ben 25.000 donne hanno lasciato il lavoro dopo il primo figlio. L’Italia ha una cosa fantastica che nemmeno l’America possiede: delle leggi a garanzia del lavoro e del diritto di maternità delle donne, eppure spesso molte donne vi rinunciano. “ È frutto di un vecchio retaggio culturale” – spiega la Ferrario – “ di uno stereotipo, dove le donne sono ancora viste come le nutrici del focolaio domestico e devono dedicarsi solo a questo”. Le donne italiane vengono escluse da una serie di incarichi, non solo amministrativo – aziendali, ma anche politici: non si ricorda una candidata donna alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, o al ruolo manageriale nelle multinazionali. Questo dato diventa più allarmante se scendiamo nel Mezzogiorno italiano. Lo stereotipo femminile diventa ancora più forte, ancorato a quella scarsa istruzione e quella pochezza culturale che ne fanno della donna una “proprietà” dell’uomo. L’Italia è molto lenta nel raggiungere l’obiettivo della parità, che non riguarda solo il salario, ma anche la conduzione dell’ambiente familiare e soprattutto l’educazione e la crescita dei propri figli.

La figura della mamma nelle case è fondamentale, ma non deve essere l’unica. I figli devono avvertire l’apporto importante delle madri, che danno valore al loro agire, ma anche dei padri che sostengono e appoggiano la moglie e compagna nelle scelte di vita. Una donna che lavora ha diritto a una famiglia, ad una maternità, a sentirsi mamma dentro, esattamente come lo deve avere e mantenere un marito e compagno. In quest’ottica in Italia vi è ancora molta strada da fare, ma i primi passi concreti sono stati compiuti. Bisogna solo proseguire e avere fiducia in un cambiamento migliore.

La violenza sulle donne: ferite che non si rimarginano

Che sia passato un anno, un mese, venti giorni il tempo non guarisce quella ferita e non rende meno grave un gesto barbaro”. Ha iniziato con questa frase la giornalista ad affrontare il tema delicato delle violenze. Ha ricordato la violenza subita da una ragazza americana nel college, dinanzi i compagni, ad opera di un suo coetaneo. “Tutti avevano visto eppure nessuno difendeva la vittima”. Ai miei occhi questa frase ha riportato nella mia mente le tante violenze, agli abusi, ai femminicidi che le donne, italiane e non, subiscono. L’ultima è la povera Jessica che ha perso la vita perché ha voluto dire NO a delle avance troppo spinte. Ragazze, donne, lasciate sole nella loro fragilità, nella loro incertezza, facili prede di uomini senza la minima integrità morale. Donne schiavizzate, prostituite, costrette a vendere il proprio corpo perché minacciate, ricattate, umiliate nell’animo. È per queste donne che la cultura diventa importante: studiare, confrontarsi, non porsi limiti, far valere le proprie idee e il proprio valore che diventa fonte di vita e civiltà.

Il perché di un titolo così importante

Il titolo riprende un celeberrimo romanzo della scrittrice inglese Jane Austen e appare oggi così significativo. “Ho voluto giocare con il titolo della Austen, ma impregnandolo di sostanza” spiega l’autrice. La sostanza di cui parla è quell’orgoglio femminile, quel senso di riscatto che deve liberare le donne dalle gabbie culturali costruitele attorno e in questo modo distruggere anche quello stereotipo maschile che vede l’uomo dominante sempre e comunque. Sperare in una sorta di nuovo Umanesimo Sociale, dove i comportamenti sia maschili che femminili non siano più condizionati dal vecchio retaggio, bensì da una nuova consapevolezza e parità.

I social media e il ruolo di internet

Viviamo un momento difficile e di cambiamento” dove i social incidono moltissimo sulla nostra vita, sulla percezione che abbiamo della realtà. La violenza, l’odio, la gravità di alcune parole e gesti, corrono più velocemente nel mondo social e le donne sono spesso le vittime privilegiate. La testa mozzata e impalata della Boldrini, gli “auguri” social affinché venga ripetutamente stuprata, i video hard, ricordando Tiziana Cantone, ne sono un esempio. L’odio, l’ingiustizia, l’insulto, sono i mali da combattere per proteggere i più piccoli, i figli, che sono i primi utenti e assimilatori di questi comportamenti sbagliati, sessisti e incivili. Il mondo di Internet, dei social, avrebbe bisogno di regole e leggi chiare, che tutt’oggi latitano, ma in primis avrebbe bisogno di rispetto perché dietro quel profilo, quelle pagine, vi è un essere umano con una dignità.

Per concludere riporto una bellissima frase della giornalista “meglio ribelli che schiave” simbolo di come il suo libro sia scritto da una donna per le donne di tutto il mondo, ma anche per gli uomini, i quali devo appoggiare e dare nuova linfa a questo nuovo cambiamento in atto.

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