Musica

Accadde Oggi 18 febbraio: nascono Fabrizio De Andrè e Augusto Daolio

Due importanti ricorrenze in ambito musicale segnano questo 18 febbraio. Infatti accadde oggi che nascono due grandi esponenti musiciali italiani come Fabrizio De Andrè e Augusto Daolio.

Fabrizio De Andrè continua ancora oggi, ad essere uno dei più grandi artisti della musica italiana e Augusto Daolio, insieme ai Nomadi, ha segnato la generazione anni ’60 e ’70. Oggi avrebbero compiuto rispettivamente 77 e 70 anni e per rendergli omaggio, raccontiamo alcune delle loro canzoni; quelle che cantiamo e sappiamo tutti, nonostante l’età e le ideologie, quelle che intoniamo a un karaoke perché le conosciamo a memoria e non sappiamo il perché; quelle, semplicemente, che hanno fatto parte della storia della musica italiana.

Nel 1967, all’interno del “Volume I”, si trovava una delle canzoni più famose di Fabrizio De André: Bocca di Rosa. Molto spesso capita, anche oggi, di utilizzare questo modo di dire rivolgendosi a delle prostitute ma mai cosa più sbagliata; Fabrizio canta un amore fatto “per passione” e non “per noia o professione”. Quando una prostituta arrivò al paese di Sant’Ilario, sconvolse la vita di tutti: amata dagli uomini, odiata dalle donne, che si rivolsero “all’ordine costituito” per farla andar via dal paese., “Spesso gli sbirri e i carabinieri al proprio dovere vengono meno ma non quando sono in alta uniforme e l’accompagnarono al primo treno”.

“All’ombra dell’ultimo sole
S’era assopito un pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso”
Fabrizio de Andrè veniva definito come un artista difficile ed emblematico ai tempi e nello stesso tempo, era considerato “l’artista più artista”; nel 1970 uscì “Il Pescatore”, una delle ballate più emblematiche dell’artista: un incontro tra un assassino e un pescatore senza troppe cerimonie, ma con il desiderio da parte dell’assassino, di mostrarsi per quello che è e dall’altra parte, un pescatore che non chiede e si limita ad esaudire le richieste del primo.

Nel 1973, i Nomadi pubblicano il terzo album, “Un giorno insieme”, titolo di una delle canzoni contenute nel disco. Il tema trattato è l’abbandono, la vita che continua e l’immensità della vita: un uomo e una donna trascorrono una bella giornata insieme, ma presto l’uomo decide di andarsene incontro all’immensità del cielo, che giorno dopo giorno cancella il segno di lei:
“Non dire niente
fra un minuto il giorno nascerà
e l’uomo che io ero morirà.
Amica mia
questa casa non è casa mia
col primo vento caldo me ne andrò.
Cielo grande cielo blu
quanto spazio c’è lassù
cammino solo e non ti sento più.
Cielo grande cielo blu
al mio fianco c’eri tu
e il giorno che nasce
cancella ogni segno di te.
Un giorno insieme
a lanciar sul fiume i sassi e poi
capire cosa siamo in fondo noi.
Amica mia
so che forse tu non capirai
ma un uomo, no non è contento mai.

Cielo grande cielo blu
quanto spazio c’è lassù
cammino solo e non ti sento più”

Io un giorno crescerò e nel cielo della vita volerò…”. “Io Vagabondo” è una delle canzoni più famosa dei Nomadi: era fine degli anni ’60, gli uomini speravano nella libertà e imparavo a conoscere se stessi…

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Isabella Bellitto

"Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso" (Albert Einstein). Ha studiato Festival Manager presso la Giffoni Academy. Appassionata di libri, cinema, arte e musica. Sognatrice ma realista, scrive per la sua sete di curiosità.
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