Cinema

Bridget Jones’s Baby: recensione del film

Bridget Jones è tornata! Ed ecco così che esce in sala Bridget Jones’s Baby di Sharon Maguire, che vede ancora una volta Renée Zellweger vestire i panni dell’eterna single inglese, sempre più disastrata sentimentalmente.

Bridget Jones ha ormai 43 anni! E non ci tiene a festeggiarli. Ma cosa vuoi farci quando arrivi in ufficio e i tuoi colleghi ti fanno la sorpresa di una torta a forma di numero “43” e con sopra quarantatré candeline esatte (non le candele a forma di numero, proprio quarantatré candeline! E sì, è una bastardata).

Ricordate che nel secondo capitolo finiva che ritornava con Mark D’Arcy? Ecco, dimenticatelo: hanno rotto! (ma, tranquilli, quei due sono come Rachel e Ross) e Bridget si ritrova nuovamente single. Più grassa e depressa che mai. Tutto cambia quando conosce l’americano Jack Qwant, con cui ha una relazione che sembrerebbe destinata a finire bene grazie all’arrivo di una gravidanza, gravidanza su cui però Bridget non ha le idee chiare…

Il terzo Bridget Jones è un film carino, divertente, ma- diciamocelo- meno esilarante dei film precedenti, con cui il confronto è inevitabile. Si ha qui l’impressione che la sceneggiatura sia stata scritta troppo frettolosamente: il vedere Bridget affrontare i 40 anni è stuzzicante, ma il personaggio è trattato alla stregua di una versione inglese e un po’ sfigata di Belén Rodriguez e le svolte narrative sono pure troppo “tradizionali” (per non dire banali). La Zellweger risulta sempre dentro la parte, ma appare un po’ stanca di questo ruolo (e infatti non avrebbe voluto rivestire i panni, o meglio i chili, di Bridget Jones), ma non è l’unica ad apparire stanca di questi film. Alla fine, la domanda che il film solleva è: ce n’era davvero bisogno?

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