Attualità

Liliana Segre al BookPride di Milano con Sala e Civati

Sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, dove venne deportata bambina e dove perse suo padre, Liliana Segre racconta la sua vita durante il BookPride, Fiera Nazionale dell’editoria indipendente, affiancata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala e Pippo Civati.

La senatrice a vita trasmette un importante messaggio pieno di desiderio e desideri: Un mondo senza odio e senza indifferenza. Un mondo in cui è nostro dovere combattere il silenzio trattando le persone come persone, sempre, e mai da numeri perché togliere il nome significa togliere i diritti e la dignità. Un mondo in cui il desiderio di amore è il desiderio di vita. Liliana Segre rinnova inoltre il suo desiderio a non dimenticare, di scegliere sempre la vita e non la morte, l’amore e non l’odio. Sottolinea più volte l’ingiustizia di sentirsi in colpa di essere nati, riportando alla memoria il giorno in cui a otto anni è stata espulsa da scuola perché ebrea.

È un viaggio nei ricordi quello che avviene nella sala Luna, dalla richiesta di asilo negata dallo stesso Stato che l’ha resa ottanta anni dopo Senatrice a vita, al giorno in cui tenne per l’ultima volta la mano di suo padre, credendo alle false promesse di una organizzazione perfetta di sterminio.
Impossibile non fare analogie con la situazione dei migranti. La stessa Segre, che ricordiamo essersi astenuta dal voto di fiducia al governo Conte, afferma:

“Oggi più che mai è importante non dimenticare, mantenendo sensibilità di fronte alle tragedie. Combattere l’indifferenza, il distacco e il disinteresse collettivo verso persone che, pur con storie diverse, decidono di lasciare le proprie case e lasciarsi alle spalle la vita intera, pur sapendo di rischiare la morte. Va sottolineata l’analogia tragica dell’indifferenza e bisogna aiutare gli italiani a respingere la tentazione di voltarsi dall’altra parte.”

Liliana Segre infine racconta la sua più grande vittoria: essere diventata nonna, continuando quella marcia alla vita che per molti è stata una marcia alla morte.

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