Attualità

Donald trump e i transgender: intervista

In America nell’ultimo periodo abbiamo sentito parlare di Donald Trump che: vieta l’inserimento nelle forze armate, vuole cancellare le regole per tutelare gli studenti inserite da Obama e addirittura cancellare dal vocabolario la parola TRANS.

Ma perché il diverso spaventa così tanto? Siamo arrivati a dover per forza collocare le persone sotto categorie per avere un concetto e come tale deve rimanere.
Per esempio abbiamo la categoria dei : “Quelli sono i trans.”

Ma partiamo con ordine, In America la transizione più avvenire anche in età infantile, come il caso di Coy Mathis, mentre in Italia devi raggiungere la maggiore età.
Il diverso spaventa e questo è un dato di fatto, ma davvero c’è poca informazione o non vogliamo documentarci noi?
Molto spesso confondiamo il trans con la sua identità di genere, tutti quando nasciamo ci sentiamo maschi o femmine e questa è una certezza, tutti ci ricorderemo che le bambine giocavano con le bambole e i bambini con le macchinine (Si, ci sono i casi eccezionali ma non siamo qui a fare supposizioni) poi possono piacere , uomini e donne.
Ecco i transgender sono persone che vogliono rappresentare la percezione che hanno di sè,
non si sentono di appartenere al loro corpo biologico assegnato alla nascita ma al sesso opposto indipendentemente dall’orientamente sessuale.
Infatti ci possono essere transgender omosessuali, lesbiche e anche etero.
Ma cosa vuol dire vivere in questa società da “diverso”?
Sono qui con lui oggi è Valerio e cercherò di capire meglio come si vive da transgender.
Mi spiega che:

La società non facilita perché non integra e non aiuta ad agevolare le persone come noi, anzi c’è quasi la paura, la TRANS-FOBIA non è una parola “astratta” è l’odio vero e proprio, la discriminazione, è il bigottismo e molto spesso ci troviamo ad essere aggrediti, derisi e umiliati.
Faccio parte di un’associazione di Milano ‘Sportello Trans ala Milano Onlus’ ,
uno sportello di sensibilizzazione che sostiene, offre accoglienza e ascolto.
Una figura che prendo come riferimento è senz’altro Antonia Monopoli un’attivista che si batte per i trans e responsabile peer educator.
E’ proprio un’icona , una mamma di tutti.
E’ sempre all’ascolto e all’aiuto, dedica davvero la sua vita a gli altri.
Vorrei che ci fosse più comprensione sopratutto nell’ambito lavorativo, a breve pubblicherò il mio primo libro e un video di sensibilizzazione, dove racconterò tutto quello che ho passato, dalla gioie, ai dolori.
Ovviamente del tutto soggettiva“.

L’intervista

Cosa diresti alle persone che in questo momento per paura non riescono a parlare a cuore aperto o comunque rimandano la transizione?

“Sicuramente direi di rivolgersi agli sportelli e fortunatamente ce ne sono parecchi in quasi tutte le città.
E poi aggiungerei che la disforia di genere è riconosciuta quindi di non sentirsi a disagio perchè si è cosi anzi è la natura di ciasciuno di noi. ”

Quando hai capito che non eri una bambina?

“L’ho realizzato quando a sei anni/sette anni la mia vicina di casa era estate e si tolse il costume, lì mi accorsi che il suo corpo che ritenevo femminile, era uguale al mio!
Realizzai che mi sarebbe cresciuto il seno che non volevo, e che i genitali maschili non si sarebbero formati”

Quando hai deciso che era arrivato il momento giusto e qual’è stato l’iter ?

“A diciottanni ho “interrrotto” il percorso perchè mio padre si ammalò e in quel momento era giusto che fosse lui la priorità, dopo che venne a mancare riniziai il tutto quando ormai avevo ventisei anni, con una consapevolezza del tutto diversa.
Quando la psicoterapeuta mi diede l’ok per il nulla osta allora iniziai la terapia ormonale, non vedo l’ora che mi cresca la barba” .
Dice ridendo.

Guardo Valerio e capisco che l’amore non ha età, religione o orientamento sessuale.
L’amore è amore, sopratutto se costruito verso se stessi.

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