Economia

Disoccupazione USA in calo nel 2017, merito di Trump?

Secondo il Dipartimento del Lavoro, gli USA hanno conosciuto un’impressionante impennata nella creazione di impiego nel mese di luglio. Infatti, si registra che il tasso di disoccupazione non è stato mai così basso negli ultimi 16 anni, scendendo al 4,3% grazie ai nuovi 209.000 posti di lavoro che hanno superato ogni aspettativa degli analisti.

Donald Trump, presidente degli USA, per dar valore ai propri provvedimenti, non si è lasciato sfuggire una notizia così roboante in un periodo di grande difficoltà economica e lavorativa dei paesi più industrializzati del mondo, vantandosene nel suo social più amato, Twitter. Ha in seguito parlato dei futuri investimenti che Toyota&Mazda e Foxcom hanno intenzione di fare nel suolo americano, creando ulteriori impianti di produzione e, di conseguenza, posti di lavoro. Non è un mistero il fatto che il neo presidente stia subendo in continuazione critiche e attacchi da tutti i fronti sin dalla campagna elettorale che lo ha portato all’insediamento alla Casa Bianca lo scorso gennaio. I provvedimenti politici e amministrativi presi dal presidente in questi mesi hanno causato una perdita di consenso e di credibilità sia tra il popolo americano sia dagli altri esponenti politici. Tuttavia, il bilancio economico del paese sembra dargli ragione, ma siamo sicuri che sia effettivamente un suo merito?

A questa domanda ha risposto l’analista David Kelly alla Cnbc, il quale afferma che la politica discutibile di Trump pare non aver danneggiato l’economia del paese. Questo comporta alla conclusione che la crescita non sia un diretto effetto dell’amministrazione, ma che si sia sviluppata in modo del tutto autonomo dalle voci di Washington, portando come prova i numeri del trend positivo che coinvolse anche gli ultimi mesi di mandato di Barack Obama.

È innegabile il fatto che i media negli USA, quotidiani e tv filo-dem, stiano da mesi riportando solo gli aspetti più negativi della gestione Trump, lasciando in secondo piano o del tutto ignorati quelli positivi. Ovviamente, coloro che si sono schierati contro il presidente non elogeranno mai l’operato della Casa Bianca, tuttavia, a questi motivi puramente politici, se ne aggiungono altri come l’effettiva mancanza di buoni spunti della Trumponomics da acclamare. Non mancano i timori anche degli economisti, come il premio Nobel Paul Krugman, riguardo un boom effimero dell’economia, rafforzato anche dalla New York University.

Il docente Nouriel Roubini ha già fatto notare come Wall Street stia battendo ogni record mentre la crescita degli USA sia ferma al 2%, inferiore al periodo Obama. Infine, la preoccupazione maggiore viene riservata alla forbice sociale, che si allarga a causa di un ritmo di crescita dei salari troppo lento e che potrebbe risentire ulteriormente della politica protezionista tanto acclamata da Trump, “compra americano, assumi americani”.

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