Politica

Quando nasce la passione per la Politica

Presto il mio spazio per una riflessione sull’attualità politica scritta da Licia Toma.

Cinquant’anni di esperienza politica costante fatta nel territorio spesso ti insegnano più di qualsiasi manuale di dottrina politica. La gente apprezza l’esempio che riesci a suggerire quando vede che insegui un idea con costanza senza interessi e soprattutto valuta la passione con cui si lotta contro le ingiustizie. In un momento in cui la crisi economica sociale e politica può spegnere qualsiasi ansia di partecipazione democratica, io penso che si debba ritrovare quella passione a condizione che: ognuno di noi smetta di recriminare e riscopra se stesso e ciò che può fare per concretizzare quell’idea e camminare con gli altri.

Ognuno di noi non può sentirsi un peso morto per questa società ma deve riscoprire dei valori che si sono perduti in questo caos di contraddizioni. Ciò che ha fatto vacillare quell’idea è stata soprattutto la cultura della sudditanza e cioè, quando l’uomo si sente sfruttato come cittadino ma anche come essere umano, per sua natura si ritrae e si pone come spettatore in una comunità in cui non si sente più costruttore di valori e di democrazia. Possiamo uscire da questa crisi? Si a condizione che ognuno diventi necessario agli altri. L’uno da solo non ce la fa e se gli altri diventano un insieme di solitudini vincerà sempre la diffidenza la sfiducia, il pregiudizio. E’ necessario quindi reincontrarsi e riscoprire il piacere dell’ascolto e sentirsi costruttori di obbiettivi concreti.

Ho vissuto pienamente, anche come protagonista attiva, la stagione delle conquiste degli anni 70 (statuto dei lavoratori, divorzio e soprattutto il nuovo diritto di famiglia, ecc.). Oggi penso che non avremmo mai potuto raggiungere quelle conquiste se ognuno di noi non si fosse accostato agli altri con l’umiltà del costruttore per una società più giusta e più sana. Quest’idea di costruire democrazia con gli altri ha certamente un origine personale per aver visto molte ingiustizie, ma diventò umile pratica politica soprattutto quando aderì alla proposta del compromesso storico. Lo ritenevo una sana pratica del concetto di democrazia visto come accordo fra diverse culture, fatto in trasparenza per il bene del paese ed inaugurare una stagione di altre conquiste ancora più profonde per tutti.

Conservo ancora i discorsi di Aldo Moro e mi sento ancora oggi erede di quel testamento morale che Berlinguer lanciò da quel palco prima di morire…lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati e siamo, è possibile conquistare nuovi e più vasti consensi alle nostre liste, alla nostra causa, che è la causa della pace, della libertà, del lavoro, del progresso della nostra civiltà…senza prevaricazione ma con il ragionamento.

Questo ho fatto per cinquant’anni in ogni campagna elettorale sino al 4 Marzo scorso. Certo quando bussi alle porte della gente non sai mai chi ti aprirà e cosa ti dirà ma è molto più efficace affrontare quella diffidenza piuttosto che bussare alle porte del potere e diventarne suddito. Riscopriamo quei valori di partecipazione: Umanità e fratellanza e costruiamo in ogni territorio una comunità consapevole del momento delicato in cui viviamo. Per farlo è necessario avere passione politica collettiva.

 

 

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