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Chi è il Comandante Alfa? Intervista e Foto

Tutti abbiamo letto un fumetto, tutti abbiamo visto un cartone animato dove il protagonista è un supereroe. Abbiamo anche sognato di interpretare, di sentirci noi, quel supereroe con la maschera e il costume che combatte il crimine senza paura e difende i deboli. Poi però quel fumetto finisce, quel cartone animato lascia il posto ad un altro, e la realtà ritorna: non abbiamo quel costume e quella maschera, ma vogliamo comunque combattere il crimine e proteggere i deboli. Legalità è la parola che nella realtà pensiamo e desideriamo attuare. È anche il progetto che ha spinto l’assessore al Comune di Bitetto, Giulio De Benedittis, l’amministrazione comunale tutta e i dirigenti scolastici dell’Istituto superiore E. Amaldi e l’Istituto professionale L. Santarella, a pensare una serie di incontri preposti all’educazione della legalità. In quest’ottica importante è la testimonianza del Comandante Alpha dei GIS, corpo speciale d’elite dell’Arma dei Carabinieri.

Perché Comandante Alfa

Il nome mi è stato dato dai miei allievi durante alcune missioni” – ci racconta il Comandante – “ poiché ero sempre il primo ad avanzare. Era, ed è, un modo anche per infondere coraggio nei miei colleghi. Un modo per dirgli: vi proteggo io.” Spiega così il Comandante Alfa l’origine del suo nome dopo ben 26 anni di onorato servizio da comandante. Se pensiamo alla natura, l’Alfa è il capobranco, nei lupi, colui che protegge la sua “famiglia” dai pericoli.

Cos’è il GIS

In Italia non è molto conosciuto quanto all’estero, ma noi abbiamo una delle unità più efficienti e spettacolari dell’intero mondo: il GIS. L’acronimo sta per Gruppo Intervento Speciale e sono un reparto d’elite in seno all’Arma dei Carabinieri. Il reclutamento avviene solo tramite il reparto paracadutisti e acrobatico dell’Arma stessa. Nata come unità di supporto alle teste di cuoio, oggi il GIS è l’unità specializzata in missioni ad alto rischio quali missioni anti-terrorismo, recupero ostaggi, a livello nazionale e internazionale. Il Comandante Alfa è uno dei soci fondatori di questo straordinario reparto. Cosa manca a questa unità per sentirsi davvero completa? “La popolazione” – ci risponde il Comandante. “Siamo poco conosciuti in Italia e invece servirebbe il sostegno di tutto il Paese” – prosegue lo stesso spiegando come il loro lavoro avvenga nell’ombra.

Oggi il GIS vanta circa 300 unità e tutti si sentono appartenenti ad una grande famiglia. È un messaggio che il Comandante ci ha tenuto a sottolineare. Il GIS lavora insieme, si supporta insieme, si regge sull’unità del gruppo. Non esistono solitari o singoli: le peculiarità e le specialità di ognuno rafforzano l’intero gruppo.

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Perché si è arruolato e com’è nato il GIS

Io vengo dal Sud, ancora più sud di qui” – esordisce parlando del suo paese natale. Castelvetrano, nel trapanese, è la città famosa per il super latitante Matteo Messina Denaro. Ma è anche il luogo che ha dato i natali al Comandante. “Giocavo con i figli dei boss, gli invidiavo, avevano tutto. Ma vedendo ora quegli uomini ringrazio la mia vita. Durante l’infanzia, per una prova di coraggio che avevo superato rispetto ai figli dei boss, quest’ultimi malmenarono il cane che mio nonno mi aveva regalato” – spiega così come è nata la passione per la giustizia. Ha evitato la violenza e ha atteso la sua vendetta. Si è arruolato nell’Arma appena terminate le scuole, ha arrestato quei boss che adesso vivono la prigionia.

Volevo vivere l’Arma in modo diverso senza stare dietro la scrivania a rispondere.” Una scelta forte così come il suo passare a paracadutista acrobatico. Non si era mai lanciato prima da un’aereo. Non gli è mancato il coraggio per farlo. Dai paracadutisti poi si è passato a questa unità per la prima volta nel 1978. Gli avvenimenti in Somalia, la risolutezza dei reparti d’elite tedeschi, hanno convinto anche l’Italia a crearne, su ordine dell’allora Ministro degli Interni Cossiga, un reparto specializzato in missioni ad alto rischio.

Dal Primo caso al “Battesimo di fuoco”

Il GIS venne impegnato per la prima volta nella ricerca di uno dei politici più in vista dell’epoca: Aldo Moro. Le irruzioni nei potenziali rifugi furono molteplici, ma di Moro nessuna traccia. “Ci dispiace non averlo salvato” – racconta emozionato il Comandante, a pochi giorni dal ricordo del ritrovamento di Aldo Moro, morto, dentro la Renault 4. Una riflessione che mi ha portato a pensare come lo Stato abbia fatto il possibile per ritrovare Moro ancora vivo. Trattare con le B.R. sarebbe stata l’ultima spiaggia.

Il vero battesimo di fuoco è stato in Puglia. A Trani la prima missione difficile” – ricorda ancora il Comandante sulla rivolta nel carcere pugliese – “vi erano 15 ostaggi e siamo riusciti a recuperarli tutti senza ferire nessuno.” È la vera sorpresa di questo corpo speciale: non usano la forza se non è necessario, non sparano per il solo gusto di aprire il fuoco. “Siamo Carabinieri” precisa con vigore. “Sparare poco e risolvere la situazione” è l’obiettivo del GIS. “Nella missione di Trani abbiamo preso consapevolezza e maturità dei nostri mezzi e cosa volesse dire GIS. Aiutare gli altri” – spiega eloquentemente il Comandante.

Le Missioni Estere

Impegnati all’estero, in territori spesso teatro di guerra, i GIS dimostrano tutto il loro valore e il loro coraggio. Dalla guerra del Kosovo fino alla guerra in Siria contro l’Isis, il Comandante Alpha ha guidato numerose spedizioni. A Nassiriya hanno perso tanti amici, colleghi, fratelli. In Afganistan, Iraq hanno aiutato numerose popolazioni ridotte allo stremo che vedevano in quegli uomini dei salvatori. “In questi teatri di guerra ci vuole fortuna, fede, perché non sono guerre dove si fronteggiano due schieramenti sul campo e un nemico visibile. Sono gruppi di banditi da guerriglia.” Sa benissimo che ogni missione potrebbe essere l’ultima ma non ha paura. Non lo fa per i soldi, le onorificenze, i riconoscimenti, seppur legittimi e motivo di vanto, bensì per la soddisfazione di aver aiutato il prossimo. “Al rientro da queste missioni avverti un vuoto dentro, un senso di mancanza” per non essere riusciti a salvare più civili possibili o l’aver perso un fidato amico in battaglia.

La Famiglia

La famiglia è il valore aggiunto; una donna che sopporta e supporta un uomo dal coraggio infinito. I momenti di debolezza, di lontananza arrivano per tutti – sono uomini dopotutto – e la parola del compagno non basta più. In quei frangenti la famiglia diventa il valore in più a cui aggrapparsi, a cui reggersi, con cui sostenersi. A quelle mogli, di tutte le 300 unità, che vedono i loro mariti andare via per missioni, che crescono i figli da sole, che si sacrificano e convivono con il pensiero di non poter rivedere il proprio amato tornare a casa. La riflessione, fatta dallo stesso Comandante Alfa, viene estesa ai figli, costretti a crescere senza un padre presente, ma consapevoli che sono nel Mondo a far del bene.

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Un messaggio ai giovani

Dobbiamo dare ai giovani un esempio da seguire. Hanno bisogno di essere guidati ma bisogna creare loro le condizioni per il futuro” – è l’inizio del messaggio che il Comandante lancia ad una platea gremita di giovani. “Arruolarsi, vivere le forze armate non per i soldi, ma per il bene e la soddisfazione di aiutare i più deboli.” Un discorso pensato per avvicinare quei giovani che considerano ancora le forze dell’ordine nemiche piuttosto che amiche. Un’apertura al dialogo che avvicina Stato e giovani in quella spirale di legalità e libertà tanto cara al Comandante Alfa. “I GIS sono aperti a tutti i ragazzi, ma servono mente, cuore e intelligenza piuttosto che muscoli” – un messaggio chiaro come prima di agire bisogna riflettere e non aver paura. “Se ce l’ho fatta io che non ho nulla in più di tutti voi, potete farcela anche voi, senza mollare”.

Concludo con questa storia che ci ha raccontato lo stesso Comandante Alfa. “Dovevamo liberare la bambina di 8 anni, Patrizia Tacchella. Entro nella stanza dove si trovava la piccola: nel centro della stanza con la televisione ad alto volume. Non si era accorta di nulla. Per non spaventarla, avendo le uniformi, le dico che siamo Carabinieri e che siamo qui per riportarla a casa. Mi risponde: vi stavo aspettando. Non potevamo e non possiamo sbagliare perché la gente ha fiducia in noi”.

I supereroi esistono, anche se lo stesso Comandante Alfa ci tiene a smentire, e non indossano maschere o costumi, non hanno superpoteri, non indossano la giacca e la cravatta. Sono uomini che indossano ogni giorno la divisa, rischiano la vita per le strade del mondo, proteggono i deboli. Infondo ai GIS non serve l’Italia, ma all’Italia, questa Italia, servono i GIS, orgoglio di un intero Paese.

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