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Cos’è l’Avigan? Il farmaco contro il coronavirus giapponese

L'Avigan è un farmaco giapponese che potrebbe aiutare a combattere il Coronavirus. Ecco di cosa si tratta e perché ancora non è usato comunemente.

L’Avigan è un farmaco che in Asia è stato utilizzato contro le complicazioni da Coronavirus con buoni risultati

Mentre l’Europa e l’Italia mettono in campo misure sempre più stringenti per la prevenzione del contagio da Coronavirus in giro per il mondo si lavora per la messa a punto di un vaccino o di un farmaco che possa alleggerire le peggiori conseguenze del Covid-19. Sul web nelle ultime ore stanno circolando fantasiose teorie sull’Avigan, un farmaco giapponese che potrebbe essere utile nella lotta contro il virus. Ecco di cosa si tratta.

Cos’è l’Avigan?

L’Avigan è una antivirale, anche noto come Favipiravir, utilizzato in Cina su un campione di 70 pazienti affetti da Coronavirus che ha mostrato una certa efficacia in presenza di effetti collaterali molto ridotti. L’Avigan è conosciuto anche come Favilavir, un farmaco antivirale messo a punto dalla casa farmaceutica nipponica Toyama Chemical appartenente al gruppo Fujifilm. Gli studi sugli animali effettuati hanno fatto registrare una certa efficacia contro i così detto virus a RNA, vale a dire quei virus che utilizzano l’RNA come materiale genetico.

L’Avigan è definito un profarmaco cioè un farmaco che, una volta entrato nell’organismo, ha bisogno di una serie di trasformazioni chimiche a opera di enzimi per attivarsi. Ancora non è chiaro quale sia esattamente la sua funzione. In molti ritengono che funzioni da inibitore dell’RNA polimerasi-RNA dipendente che sostanzialmente è l’enzima che favorisce la replicazione dell’RNA. Ci sono altri studi che, invece, fanno pensare che l’effetto del Favilavir sia quello di indurre mutazioni letali nell’RNA.

Gli studi sull’Avigan

Gli studi finora effettuati sull’Avigan hanno dato risultati confortanti contro malattie infettive molto gravi come l’influenza pandemica, la febbre gialla e addirittura l’Ebola. In Italia le prime sperimentazioni su questo farmaco risalgono al 2015 quando allo Spallanzani di Roma lo si è testato proprio contro l’Ebola. Per via della sua efficacia contro virus considerati simili al nuovo Coronavirus, in Cina è stato il primo farmaco la cui sperimentazione è stata approvata dalle autorità sanitarie.

Come anticipato, il primo trial clinico ha riguardato 70 pazienti della città di Shenzhen e ha offerto risultati incoraggianti: infatti, i miglioramenti registrati sono stati discreti a fronte di effetti collaterali davvero minimi. Negli ultimi giorni anche il ministero della Scienza e della Tecnologia cinese ha aperto a questo farmaco facendo presente come si stia rivelando molto efficace e sicuro.

Avigan: la sperimentazione in Italia

I risultati cinesi hanno ovviamente attirato l’attenzione anche della comunità scientifica europea ma i protocolli per il via libero a un utilizzo diffuso dell’Avigan contro il Covid-19 sono lunghi. L’Agenzia Italiana del Farmaco, in collaborazione con l’Ema, ha messo a punto un iter semplificato per la sperimentazione dei farmaci ma, ovviamente, più di tanto non si può accelerare per non mettere ulteriormente a rischio la salute della popolazione.

La teoria di un insabbiamento volontario dell’efficacia di questo farmaco non appare molto convincente poiché la sola notizia del progredire delle sperimentazioni cinesi ha fatto schizzare il valore del titolo in borsa della casa farmaceutica, quindi, non si vede la convenienza, anche economica, di tenere segreta un’eventuale rivelazione così preziosa.

Come si cura adesso il Coronavirus?

Attualmente una cura di comprovata efficacia contro il Covid-19 non c’è anche se da Napoli è partita la sperimentazione dell’ormai noto farmaco anti-artrite Tocilizumab. Si attende speranzosi gli esiti delle sperimentazioni su questi nuovi farmaci che potrebbero rappresentare una svolta nel tentativo di fermare o quantomeno rallentare questo nemico invisibile.

Al momento le principali cure fornite ai pazienti affetti dalle forme più gravi di Coronavirus sono quelle di terapia intensiva che forniscono supporto alle funzioni vitali e aiuta i malati a superare la fase più critica ed è per questo che in tutta Italia è corsa ai moduli di terapia intensiva e ai preziosi ventilatori polmonari per mettere una pezza alle carenze registrate.

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Emanuele Terracciano

Nato ad Aversa (CE) il 22 agosto 1994 e laureato in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Salerno. Collaboro con i siti di Content Lab dal 2015 occupandomi di sport, politica e altro.
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