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Attentato Bruxelles: l’Isis rivendica

L’Isis rivendica l’attacco di venerdì sera a Bruxelles. L’uomo che aveva tentato di aggredire i due militari era già conosciuto dalla polizia per precedenti atti vandalici, ma non legati al terrorismo. L’assalitore è stato ucciso con due colpi di pistola dai due militari ed è morto dopo essere stato portato in ospedale. L’aggressione è avvenuta intorno alle 20.25 in Boulvard Emilie-Jacqmain, al centro di Bruxelles. 

Secondo Amaq, l’agenzia dell’Isis citata dal Site, l’accoltellatore era un soldato dello Stato Islamico. L’uomo, armato di coltello, era andato contro i due militari urlando due volte: “Allah Akbar“. Aveva con sé anche una pistola finta e due copie del Corano. L’aggressore era di origine somala ed era arrivato in Belgio nel 2004, ottenendone la cittadinanza nel 2015.

Attentati a Bruxelles, perché è uno dei Paesi più colpiti

Le autorità avevano già dichiarato che l’attacco di venerdì sera fosse opera dell’organizzazione terroristica. Il Belgio rimane uno dei Paesi più colpiti in quanto fa parte della coalizione che dal 2014 opera in Siria contro l’Isis. Per questo le autorità belghe hanno definito l’attacco fallito di venerdì sera come un attacco terroristico contro l’esercito. Dal 2014 in poi il Belgio è stato vittima di ben 3 attacchi terroristici.

Nel 2016 due kamikaze hanno colpito l’aeroporto di Bruxelles a Zaventem e la stazione metropolitana di Maalbeek, causando 32 morti e 340 feriti. Nel 2017 nella stazione centrale di Bruxelles è stata fatta scoppiare una bomba, ma fortunatamente l’innesco dell’esplosivo non ha funzionato bene, causando solo la morte del terrorista. L’ultimo, quello realizzato venerdì sera. Il Belgio, inoltre, è il paese con il più alto numero di combattenti dell’Isis che hanno ottenuto la cittadinanza europea. Molti jihadisti che hanno operato nell’organizzazione di attentati in Europa erano residenti in quartieri della capitale belga.

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