Arte e Cultura

Chi era Claretta Petacci? La donna che amò Benito Mussolini

L'adolescenza, l'incontro, la relazione e la tragica morte

Claretta Petacci divenne l’amante di Benito Mussolini negli ultimi anni del regime. Una relazione nata in uno dei periodi più oscuri della storia italiana e che terminò tragicamente con la morte di entrambi.

La tragica storia dell’amore di Claretta Petacci per il duce ricalca quello di gran parte del popolo italiano che come lei si rispecchiava nell’umo forte e virile.

L’infanzia e l’incontro con Mussolini

Nata nel 1912 a Roma col nome di Clarice venne sempre chiamata Clara o Claretta nel corso della sua vita. Manifestò fin da giovanissima un forte interessamento verso la figura del duce cui inviò numerose lettere d’ammirazione durante l’adolescenza. Nel 1932 il destino la pose dinanzi all’uomo che venerava. Mentre si stava recando ad Ostia con un gruppo di amici e parenti, tra cui il suo futuro marito, l’auto in cui viaggiavano venne superata proprio da Mussolini. Lei riuscì ad attirare la sua attenzione e i due scambiarono alcune parole assieme. Il loro rapporto nato per caso divenne sempre più confidenziale e Claretta Petacci iniziò a frequentare Piazza Venezia.

La relazione col duce

Claretta e Benito Mussolini iniziarono a frequentarsi con regolarità nonostante fossero entrambi sposati. La loro storia venne disapprovata da molti gerarchi fascisti mentre la moglie del duce Rachele Guidi finì col tollerarla. La paura che potesse scoppiare uno scandalo e la sua conseguente ricaduta sul regime non fermò i due amanti che passarono insieme i momenti più brutti fino alla tragica morte. Claretta assunse il ruolo di compagna segreta, non gli impose mai di lasciare la moglie e lo seguì fino alla fine. Alcuni pettegolezzi sul loro rapporto vennero ugualmente fuori con l’ascesa sociale della famiglia Petacci che venne accusata di favoritismo e corruzione.

Gli ultimi giorni e la morte

Claretta venne arrestata il 25 luglio 1943 con la caduta del regime fascista e liberata l’8 settembre dopo la firma dell’armistizio di Cassibile. Con la sua famiglia si trasferì nel nord Italia ancora sotto il controllo delle forze del Terzo Reich e dove era da poco nata la Repubblica Sociale Italiana di Salò. Intraprese una fitta corrispondenza con Mussolini, che non distrusse come gli era stato consigliato, e a metà aprile riparò a Milano mentre quasi tutta la sua famiglia scappava in Spagna. Il 27 aprile fù bloccata insieme al duce nei pressi di Dongo dalla 52 Brigata Partigiana Garibaldi nel vano tentativo di fuggire alla cattura. Le fù proposto di mettersi in salvo, ma si rifiutò di abbandonare il suo amante col quale condivise la tragica morte. Il giorno dopo infatti vennero entrambi fucilati e i loro cadaveri esposti testa in giù per rappresaglia a Piazzale Loreto.

La spilla da balia

Mentre il corpo della povera Petacci veniva pubblicamente esposto Anna Mastrolonardo e altre donne allora presenti chiesero una spilla da balia per fissare la gonna della vittima e non lasciare che si vedessero le sue parti intime.

La sepoltura

Il copro di Claretta Petacci per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale venne sepolta in una fossa comune del campo 16 del cimitero maggiore di Milano da cui venne successivamente traslata in un’altra fossa. Nel 1956 su ordine dell’allora Ministro dell’Interno Fernando Tambroni la salma di Claretta Petacci venne riesumata per essere trasportata a Roma per essere tumulata nella tomba di famiglia presso il cimitero del Verano.

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