Musica

Laura Pausini, c’era una volta una favola swing: recensione di “Laura Xmas”

C’era una volta – e per fortuna c’è ancora – una musica in grado di emozionare e farti raggiungere posti lontani, luoghi inesplorati, con la semplice magica forza della melodia. Il Natale è per molti un momento di raccoglimento ma anche di introspezione, di gioia mista alla malinconia, di spensieratezza e di riflessione.

Ci è riuscita Laura Pausini a rendere in musica l’idea complessa di questa annuale festività, in un’operazione non semplice… ma spontanea. Il famigerato “disco natalizio”, è per gli artisti un importante banco di prova, che può far storcere il naso ad alcuni e sognare in maniera disincantata molti altri. Così come accade per un qualsiasi altro album di cover, lo si può erroneamente considerare un adagiarsi sugli allori… senza comprenderne la difficoltà e, appunto, il pregiudizio (tutto italiano) nel realizzare un progetto in realtà audace e rischioso.

Il merito della riuscita di Laura Xmas, è senza ombra di dubbio la rilettura in salsa swing dei grandi classici del repertorio natalizio, con arrangiamenti al limite del fiabesco. C’era una volta – ci siamo detti – uno di quei generi musicali senza tempo che, a circa un secolo dalla sua nascita, continua ed essere sinonimo di eleganza e raffinatezza; il tutto arricchito dalla fantastica orchestra diretta dal signor Patrick Williams, storico arrangiatore di Frank Sinatra. L’ascolto del disco ha inizio con It’s beginning to look a lot like Christmas, proposta in chiave disneyana, la giusta sussurrata introduzione per raccontare una favola. Si prosegue con Let it snow let it snow let it snow, canzone del ’45 interpretata da numerosissimi artisti, quasi ai limiti dell’abuso. E’ la volta del ritmo di Santa Claus is coming to town, primo singolo estratto, interpretato da una Laura perfettamente a suo agio in questi nuovi panni di crooner in gonnella

Si prosegue a ritmo incessante con Jingle bell rock, un po’ frenata rispetto all’originale, ma con una sezione di fiati in grande spolvero. In Have yourself a merry little Christmas, la ricerca di toni più bassi, quasi bisbigliati, lo rendono tra i pezzi più di classe del disco. Seppur avevo criticato inizialmente la scelta di inserire un classicone come Jingle bells, che persino gli zampognari si rifiutano oggi di suonare, devo ammettere che il risultato è soddisfacente, quasi al limite dello stupefacente.

Altro brano che rievoca in me i nostalgici ricordi delle recite in Parrocchia è White Christmas, interpretata in maniera così intensa e spontanea al punto da sembrare una versione dal vivo e non in studio. Tra i brani che non potevano non essere inseriti, troviamo Happy Christmas (War is over), composto da John Lennon e Yoko Ono e risalente al 1971, il più recente del disco per ordine temporale.

Si prosegue a suon di mambo con una frizzante versione di Feliz navidad, da sempre tra le canzoni più briose del repertorio tradizionale natalizio. E’ il turno di un curioso esperimento intitolato Adeste fideles, un canto popolare del 1743 eseguito dalla nostra Laura in latino, altra lingua che si aggiunge al suo personale palmarès da poliglotta.

Non poteva mancare in questo progetto un po’ di sano gospel, presente sin dalla prima nota di Oh happy day, un brano conosciutissimo ma non appartenente in realtà alla tradizione natalizia. Si tratta addirittura un inno di Pasqua, considerato erroneamente in Italia legato alle festività ed in particolare al Capodanno, per via di uno spot di un noto spumante trasmesso negli gli anni 80′. Ma tranquilli che c’è chi ha fatto di peggio, tipo Cristina D’Avena che qualche anno fa ha pubblicato nel suo disco di Natale il pezzo Hallelujah di Leonard Cohen, che parla di un orgasmo. Dunque possiamo pure perdonare la Pausini, almeno il suo è un brano religioso. Conclude la scaletta Astro del ciel, l’unico cantato in italiano, che chiude l’ascolto e racchiude al suo interno una sorta di lieto fine, di “quel vissero tutti felici e contenti”, proprio come nelle favole.

In definitiva, Laura Xmas rasenta un intramontabile capolavoro, che difficilmente passerà inosservato e che rimarrà necessariamente nel tempo, logicamente legato soltanto ad un determinato periodo dell’anno. Più che una tappa artistica, un regalo sincero per chi ama il Natale, che arriva in un momento storico in cui tutti noi abbiamo bisogno di ritrovare un po’ di serenità, di magia, d’incanto e quelle favole che ci venivano raccontate quando eravamo bambini. Si, c’era una volta… ma se davvero lo vogliamo: c’è e ci sarà ancora.

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