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Intervista a Fabio Strinati, dalla musica alla poesia: storia di un artista

L’ntervista in esclusiva, targata Newsly.it, a Fabio Strinati, poeta, pianista e compositore. Nato a San Severino Marche nel 1983 ha studiato pianoforte con il maestro Fabrizio Ottaviucci e ha preso parte a vari festival musicali. Ha partecipato nel 2015 alla mostra di arte visiva “Movimento suoni idee” come artista musicale. Dal 2014 Strinati si è appassionato di scrittura, pubblicando “Pensieri nello scrigno”, “Un’allodola ai bordi del pozzo”, pubblicati con la casa editrice “Il foglio letterario”. Nel 2016 esce “Dal proprio nido alla vita”, un poemetto ispirato dal libro “Miracolo a Piombino” di Gordiano lupi. Nel 2017 ha pubblicato “Al di sopra di un uomo” e “Periodo di transizione”, che è stato tradotto anche in lingua rumena.

Fabio Strinati, sei un artista che spazia dalla musica alla poesia. Cosa significa per te essere un artista in una epoca come la nostra? Essere artisti in un’epoca come la nostra significa essere completamente pazzi ma d’altronde la pazzia è anche una qualità a cui io non potrei assolutamente rinunciare e di conseguenza, mi sono rifugiato nell’arte senza troppo pensare all’epoca in cui vivo. Credo che in primis ci voglia molto coraggio; il mondo è cambiato, la gente è confusa e farsi capire non è una cosa semplice, poi, mettici anche che io di farmi capire proprio non ne ho voglia quindi, per me la strada è tutta in salita”.

Hai iniziato con la musica, il tuo strumento è il pianoforte. Quali sono i tuoi pianisti preferiti? “Ho iniziato con la musica perchè praticamente ascoltavo dischi per ore e ore. Ricordo che lo stesso disco poteva suonare anche venti volte di seguito; canticchiavo melodie tutto il giorno tra me e me e ad essere sincero, questo avviene anche oggi. Scegliere tra eccellenti pianisti non è mai facile ma cercherò di fare uno sforzo. Sono stato sempre molto attratto da Vladimir Horowitz per le sue doti musicali, l’abilità tecnica, frutto di un controllo assoluto e di un rapporto organico con lo strumento. Poi sicuramente Daniel Baremboin, Martha Argerich, Claudio Arrau, Alfred Brendel, Wilhelm Kempff e tanti altri ancora”. Per te la musica è? “La parte più bella della vita”.

Dal 2014 ti sei dedicato alla scrittura, in particolare alla poesia. Perché un giovane come te si interessa di poesia? “In realtà sono sempre stato un grandissimo appassionato di letteratura e un avido lettore. Poi, quando ti accorgi di aver letto tantissimo pensi che vorresti leggere qualcosa di nuovo e così, ho iniziato ad interessarmi di poesia. Ma non sono un poeta, non scherziamo! Sono rimasto un appassionato che ama scrivere i versi della sua anima attraverso la poesia; per me è terapeutico scrivere, una sorta di medicinale naturale da assumere senza controindicazioni”.

Riesci ad esprimerti meglio con la poesia che con la narrativa? Con la poesia ho un rapporto molto diretto. Siamo uniti da un cordone ombelicale forte, saldo, resistente ma silenzioso. Invece penso che la narrativa sia un posto dove mi piace passarci qualche ora, osservare un po’ cosa succede ma senza soffermarmici troppo. La narrativa è come la campagna, va bene passarci la domenica ma viverci per sempre proprio no. Ho bisogno di respirare la gente, i loro pensieri, le loro strambe idee”.

Quali sono i concetti, i pensieri che ti preme esprimere attraverso la tua scrittura? Io sono molto attratto da tutte quelle cose che non si possono toccare. Mi piace guardare “oltre“ e immergermi dentro luoghi dove la luce e il buio si mescolano in maniera del tutto naturale dando vita a forme e vaghi pensieri come fossero lunghi labirinti senza una fine e senza un inizio. Amo essere trasportato dal vento oppure, essere il timoniere di un suono partorito dalla profondità infinita del nostro Universo. Ecco, io parlo di tutto questo”. 

In questa società di oggi, violenta, omologata, qualunquista e populista, il senso nobile della poesia ha, secondo te, ancora un suo valore, una sua importanza? “In questa società la poesia ha un valore ancora più nobile rispetto al passato; oggi, siamo entrati in conflitto anche con la natura e si tratta di un inedito nella storia dell’umanità. Quindi dico con tutta onestà che la vera importanza della poesia risiede nella poesia stessa: ascoltare, osservare, toccare, godere, amare, parlare…” 

I tuoi progetti futuri dove ti porteranno? “Sicuramente mi porteranno in Romania perché a breve uscirà un mio libro di poesie, bilingue, italiano/rumeno, tradotto da Daniel Dragomirescu, scrittore e giornalista, direttore della rivista Conteporary Literary Horizon. La prefazione è curata da Michela Zanarella. Il titolo del libro è “Periodo di transizione”. Bucarest, sto arrivando!”

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