Tecnologia

Russia, vietato l’utilizzo di WhatsApp e Telegram a lavoro: rischio licenziamento

Qualunque impiegato beccato ad utilizzare WhatsApp, Viber o Telegram a lavoro rischia licenziamento.

La Russia pone dei limiti alle app di messaggistica istantanea utilizzate a lavoro. Chiunque venga sorpreso a utilizzare Viber, Telegram e WhatsApp per lavoro è a rischio licenziamento. A riferire il recente provvedimento, è l’agenzia “Izvestia”. Secondo quanto riportato, sembrerebbe che il Cremlino abbia chiesto ai servizi di sicurezza federale (Fsb) di sviluppare un sistema apposito e specifico per poter punire i colpevoli. Il provvedimento era stato preso in considerazione soprattutto dopo il recente “suggerimento” del ministero della Difesa: era stato proposto di vietare l’uso di messaggistica estera a funzionari statali e militari se l’utilizzo era a livello lavorativo. In seguito, dopo la proposta, il provvedimento è stato presentato nell’ultima settimana di settembre dalla commissione dell’amministrazione presidenziale preposta a monitorare internet.

Minacciano la sicurezza nazionale

In seguito all’approvazione della proposta, l’Fbs, si è impegnato a curare i dettagli del regolamento necessari per il divieto. Il regolamento sarà pronto entro la metà del 2017. Già in passato, il capo del consiglio di sicurezza della Russia Nikolai Patrushev, aveva criticato il comportamento di alcuni funzionari regionali che, in orari lavorativi, utilizzavano Google, Yahoo Mail o WhatsApp, sul lavoro. Inoltre, proprio nel settembre 2015, Patrushev aveva chiesto ai governatori russi di cautelarsi sui propri “lavoratori” in quanto l’utilizzo di WhatsApp rappresentasse una minaccia per l’informazione nazionale. Fu solo nel novembre 2015 che, il primo ministro Dmitry Medvedev, ha firmato una legge che vieta, a tutte le agenzie statali, di utilizzare software esteri. Il regolamento prevede l’uso esclusivo di software o applicazioni unicamente protette dal copyright del governo russo. A meno che, certe applicazioni, non abbiano avuto un l’analogo russo.

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