Attualità

Questione Palestinese oggi: la situazione

Gli avvenimenti di questa settimana, che hanno occupato solo per pochi giorni le pagine dei giornali (nostrani), sono in realtà fondamentali per gli attuali e futuri equilibri mondiali. Il 14 Maggio scorso è stata inaugurata l’ambasciata USA a Gerusalemme e nel frattempo decine di palestinesi venivano uccisi sulla Striscia di Gaza dai soldati israeliani. Il giorno successivo, ossia il 15 Maggio scorso, in occasione del 70^ anniversario della Nakba, il confine è ripiombato nel caos con ulteriori morti tra i palestinesi. Stando alle stime pubblicate da Al-Jazeera i palestinesi uccisi sarebbero 60 e circa 2.700 i feriti, tra di essi molti minorenni. Il totale delle vittime, tra morti e feriti palestinesi, dal 30 Marzo (giorno dell’inizio delle proteste e della commemorazione del Land Day) al 14 Maggio ammonterebbe a 12.844. ln questo massacro le donne coinvolte sarebbero 488, i minorenni 1129; i medici 228 e infine 124 i giornalisti.

Il Presidente Trump non era presente alle celebrazioni e ha anzi incaricato la figlia Ivanka e il marito di lei, Jared Kushner, israeliano, di dirigere la cerimonia. Ivanka che, con il suo ampio sorriso, ha scoperto la targa della nuova ambasciata americana e ha dato il benvenuto alla missione USA a Gerusalemme, capitale di Israele, è stata immortalata in atteggiamenti di premiazione, in un clima di festa e di entusiasmo…entusiasmo di facciata perchè tutti i partecipanti erano a conoscenza della tragedia che si stava consumando al confine.

I rappresentanti dei paesi dell’Unione Europea e della Russia non erano presenti alla premiazione: assenze che non necessitano di grandi spiegazioni ma che non sono state seguite da una denuncia alla condotta di Israele a Gaza,.I nostri leaders europei insomma tacciono e si impongono il non vedere e il non giudicare apertamente quello che sta succedendo, probabilmente succubi di vecchie alleanze e relazioni diplomatiche difficili da riesaminare o da cambiare.

Certo è che Israele è per ora il vincitore del conflitto. Con un alleato come gli USA e il sostegno di Arabia Saudita ed Egitto (che guardano Hamas e tutti i suoi fiancheggiatori con sospetto), il Presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha il coltello dalla parte del manico.

Al contrario i Palestinesi, come detto da Pierre Haski in un articolo dell’Obs, non hanno una leadership rappresentativa credibile e che susciti in loro una comune fiducia (i sostenitori di Hamas o del presidente Abu Mazen sono piuttosto limitati) e non ricevono protezione e assistenza da parte degli altri paesi musulmani e non. Pierre Haski infatti dice ancora nel suo articolo che “Il resto del mondo arabo ha dato solo quello che in inglese si chiama lip service, parole d’incoraggiamento senza mai impegnarsi davvero nella difesa”.

Tuttavia, nonostante la condotta spesso incerta dei paesi islamici, due giorni fa i rappresentanti dell’OIC (Organizzazione della Cooperazione Islamica), avente delegazione permanente presso l’ONU, si sono riuniti per un Summit straordinario a Istanbul. Interventi importanti sono stati quelli del Presidente Turco Recep Tayyp Erdogan che ha chiesto a tutti i paesi musulmani, dall’Asia, al Medioriente, al Nord Africa di collaborare nel riconoscimento dei massacri perpetrati da Israele contro il popolo palestinese e del Presidente Iraniano Hassan Rouhani che ha dichiarato l’urgenza di misure politiche ed economiche contro Israele e USA. L’OIC negli ultimi giorni avrebbe anche emesso un comunicato indirizzato all’ONU con alcune richieste: l’avvio di una indagine internazionale sulle uccisioni a Gaza, la creazione di una Forza Internazionale per la difesa dei Palestinesi e restrizioni economiche per chiunque riconosca l’annessione ad Israele di Gerusalemme. Al Summit di Istanbul hanno partecipato diversi Capi di Stato mentre Arabia Saudita, Bahrein, Egitto ed Emirati Arabi Uniti hanno inviato rappresentanti politici di livello inferiore. Casualità?

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