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Hugh Hefner: muore a 91 anni ma lascia l’Impero Playboy

È morto Hugh Hefner, fondatore di Playboy all’età di 91 anni. Ma dietro di sé lascia un’eredità, una cifra stilistica simbolo della sessualità internazionale a partire dagli anni 50′. La sua rivista ha pubblicato, in merito, una dichiarazione asserendo che Hefner sia morto mercoledì a casa sua, per cause naturali, circondato dal calore e dall’affetto della famiglia. E dal mondo delle celebrità, sui social i primi cinguettii in ricordo.

Hugh Hefner, dagli esordi alla consacrazione

I pochi che ancora si perdono negli stereotipi, relegando Playboy “semplicemente” a rivista di culto dei sogni della sfera maschile non conosceranno sicuramente i suoi esordi. In realtà fu fondata partendo da ben altre ambizioni. Nel 1953 Hugh Hefner non era certo il magnate multimilionario di questi anni; per fondare Playboy e permettere alla stessa di andare in stampa si imbarcò in un’avventura rischiosa.

Raccolse i soldi necessari fra un gruppo di amici, arrivando ad impegnarsi anche i mobili della propria abitazione. La prima cover-girl a posare fu l’impareggiabile Marilyn Monroe, fotografata senza veli quand’ancora non era il mito iconico che poi divenne e cercava di ritagliarsi un suo ruolo nel mondo dei VIP. Il ruolo di Playmate verrà così, di volta in volta impersonato non solo da lei ma da migliaia di altre star al femminile del patinato universo hollywoodiano.

Le splendide (e oramai ritoccate) modelle di Playboy, le famose conigliette, diventarono presto il sogno proibito di milioni di uomini in tutto il mondo. Hugh Hefner in questo modo si trasforma in un pioniere della cultura sessuale mondiale; e, più specificatamente dell’America puritana e moralista del tempo, che lui sfida e in un certo senso irride.

La formula vincente di Playboy… non sono solo le donne

Si parte dalle foto di donne in deshabillé dalla bellezza stratosferica, più un servizio fotografico a colori sulla playmate del mese. E ci si aggiunge presto il  famoso paginone centrale pieghevole, staccabile e da appendere. Ma presto compaiono grandi firme del giornalismo e della letteratura. La rivista di Playboy non si limita dunque, come i più “schizzinosi” fra i bigotti commentano ad una “sconcia esposizione di donne” ;  proprio in merito alle critiche fu lui una volta ad asserire “Quelli che definiscono Playboy un periodico sexy o un opuscolo di ragazze nude dimostrano solo di non averlo mai letto“.
Hugh Hefner nel 1957. Irriverente e mai senza una scorta al femminile in questa foto è ritratto con le meravigliose Sylvia Sydney, Joan Bradshaw e Caroline Mitchell.
Mentre, in un’intervista dichiarò “coloro che acquistano Playboy solo per le donne ricevono ben poco in cambio del loro denaro. I miei lettori,  credo, abbiano anche altri interessi: le automobili, la musica, i bei vestiti, la buona cucina, la letteratura, le idee. Ciò che cerco di fare ogni mese è un giornale che dia un quadro completo e il più possibile esatto del raggio d’azione e d’interessi dell’uomo tra i venti e i quaranta. Pubblicare un giornale per questo tipo di lettore senza riconoscere l’importanza delle belle ragazze sarebbe un’idiozia“.

Genio e sregolatezza, i numeri della “sua” formula vincente

Sposato tre volte e due volte divorziato, Hugh Hefner, sempre fra un matrimonio e l’altro amerà migliaia di donne. Fino a convivere, a suo dire con ben sette in contemporanea. Eppure, a detta di molti nel suo lavoro fu piuttosto esigente. In breve tempo, la sua visione avanguardista della sessualità disinibita farà la sua fortuna, oltre che quella della rivista. Fino a giungere, ormai miliardario ad incarnare perfettamente il sogno americano dei fantastici Fifties.

Qualche anno più tardi, nella sua lungimiranza per la costruzione editoriale della rivista nasce (1963) la rubrica Playboy Interview: la inaugura per la prima volta Mile Davis, genio del jazz e firmata da Alex Haley.  Travolto dalla notorietà e spinto da un’insaziabile voglia di cavalcare la sua fortunatissima onda apre, sempre negli anni 60′, a febbraio il primo Playboy Club a Chicago. Qui gli ospiti vengono serviti dalle cosiddette “Playboy Bunny”, le conigliette, appunto. Si rivelerà l’ennesimo successo ben studiato del magnate che ne inaugurerà oltre 40 in tutto il mondo.

Il ricordo dei VIP sui social

Dai Doors a Larry King, passando per Kim Kardashian e Paris Hilton. In molti hanno voluto ricordare la morte del fondatore di Playboy inondando Twitter di messaggi di stima e affetto. E, proprio sul Social dei cinguettii l’hashtag #hughhefner è ormai fra le Tendenze del canale, avendo collezionato, in queste ore ben 883000 tweet.

 

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