Cinema

“Silence” di Martin Scorsese: Recensione

Ecco qui la recensione dell’attesissimo film di Martin Scorsese Silence

Nel Portogallo del XVII, due padri gesuiti, padre Rodrigues (Andrew Garfield) e padre Garupe (Adam Driver), si recano in Giappone alla ricerca dello scomparso padre Ferreira (Liam Neeson), loro mentore. Nel viaggio lo accompagnerà il giovane prigioniero Kichijiro (Yosuke Kubozuka). Giunti nella nuova terra, i due gesuiti scopriranno che la religione cristiana è proibita in terra nipponica nonché oggetto di persecuzione e saranno costretti a nascondersi, prima che le autorità locali li scoprano. A coprirli ci penseranno i Kirishitan, i giapponesi convertiti al cristianesimo. Quando, però, padre Rodrigues cade nella trappola tesagli dallo shogun locale, verrà messo di fronte ad una drammatica scelta: rinnegare il suo credo o lasciar morire tutti i cristiani convertiti. La fede del gesuita è ferma e non cede, pronto perfino alla morte. Ma il Giappone ha in serbo per lui una persecuzione ben più atroce della morte….

Recensione

Ci sono voluti diversi anni al regista newyorkese per realizzare il complesso Silence, tratto da un romanzo omonimo di Shusaku Endo. Con una trama del genere, Martin Scorsese avrebbe facilmente potuto ispirarsi ad un vecchio film analogo, Mission di Roland Joffé. Invece il regista, pur non trascurando completamente questa opzione, preferisce rifarsi al patrimonio cinematografico autoctono, citando più spesso e volentieri registi come Kurosawa e Mizoguchi.

Curato sotto ogni punto di vista, il film sa essere imprevedibile senza mai deludere le aspettative, senza mai perdere di vista il suo nucleo tematico. Silence è un film a cui non manca nulla, neppure quell’aura sacrale che un film del genere necessiterebbe. E’ storico, è biblico, è cristologico, ma soprattutto è profondamente umano. E in questo film avviene un piccolo miracolo: giunto in terra giapponese, a poco a poco, Andrew Garfield cessa di essere Padre Rodrigues divenendo piuttosto la trasfigurazione del Cristo: ha la sua età, i suoi capelli, la sua barba, la sua fervida fede, persino il suo dolore e quando si specchia nell’acqua è Cristo e non sé stesso che vede.

Attraverso il suo interprete, Scorsese riesce a non farci vedere soltanto il dolore e la sofferenza nella persecuzione rappresentata. C’è un miracolo anche nel più profondo dei mali. Il silenzio di Dio (il silenzio e non più la parola) non è per Scorsese il luogo dove ha fine la fede, ma il rifugio dove poter ascoltare la Sua voce. Pur essendo essenzialmente un film d’acqua, Silence è un film magmatico, dove su centosessanta minuti non viene sprecata neppure una frazione di secondo.

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