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Femministe cinesi evitano la censura usando le emoticon.

Pochi giorni dopo l’International Women’s Day, Weibo, la versione cinese di Twitter, ha chiuso Feminist Voices che, con oltre 180’000 followers, era il principale account dedicato alla condizione femminile in Cina, ed ha rilasciato motivazioni vaghe in merito ad un presunto “violare le regole della comunità” da parte del profilo.

Chiare invece le vere ragioni del gesto: far calare il silenzio sulle ingiustizie e le battaglie femministe nel Paese del dragone, a cui Feminist Voices dava invece ascolto.

Giorni dopo la chiusura dell’account sono apparse online foto di un gruppo di donne mascherate che seppelliscono simbolicamente Feminist Voices e, la fondatrice del gruppo, Lu Pin ha auspicato che possa essere questo un momento di rinascita e rinnovamento per il movimento femminista in Cina.

Lu Pin, che ora vive negli Stati Uniti, ha anche parlato delle ragioni per cui le associazioni femministe sono viste negativamente dal governo ‹‹ il movimento è cresciuto sopratutto nelle aree urbane e nei campus universitari, dove l’accesso ad internet è più diffuso. Ha potenziale per raggiungere un’ampia scala e il governo si è reso conto della portata rivoluzionaria del pensiero femminista, che va contro gran parte dei principi comunisti che sono stati invece imposti ››.

La censura cinese si è abbattuta in maniera violenta, oltre che sui profili di gruppi femministi, anche su interi hashtag, come quello del #MeToo. Diventato virale su Weibo grazie anche alla storia di Luo Xixi, una dottoranda che ha denunciato un suo professore per abuso, l’hashtag è stato velocemente censurato e poi bannato.

Gli utenti interessati a continuare la diffusione del movimento #MeToo hanno però trovato nel web un alleato prezioso, dalle potenzialità infinite. Ecco quindi che il #MeToo, ormai bloccato, è stato sostituito da #RiceBunny ( Riso, Coniglio ) e dalle emoji di una ciotola di riso e di un coniglio che in cinese si leggono rispettivamente ‘Mi’ e ‘Tu’. “Me Too” per l’appunto. Grazie a questo tag totalmente innocuo si riesce ad evitare la censura dei propri messaggi e il ban dal sito web.

Questa dell’emoji non è però una novità nel panorama di Weibo. Sono infatti anni ormai che, in Cina, il movimento di protesta contro il presidente Xi Jinping ha fatto dell’orsetto Winnie The Pooh il proprio portabandiera, usando spesso immagini del cartone animato come ‘meme’ per criticare l’operato del presidente. Non sorprende quindi che l’orsetto sia stato anch’esso bannato da Weibo.

Adesso anche il #RiceBunny potrebbe incorrere rapidamente nella stessa sorte, ma le attiviste non hanno intenzione di fermare la loro protesta. ‹‹ Il movimento femminista in Cina è ancora limitato a poche zone altamente sviluppate, ma c’è un’incredibile senso di coesione e di forza. Continuare a diffonderlo sarà difficile, ma le femministe sono tenaci e determinate, non importa quanto il governo lo sia a sua volta. Non possono spazzar via le donne e i loro diritti in quest’epoca di estrema connessione ››.

Se quindi, il governo continua a cercare nuovi modi per arginare i movimenti che potrebbero minare la stabilità del comunismo cinese, gli attivisti non sono da meno e continuano a trovare soluzioni creative per far sentire la propria voce, almeno fino al prossimo ban.

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