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Crisi economica in Egitto, Al Sisi: “I giovani non prendano parte alle proteste”

Con l’Egitto in gravi condizioni, non solo economiche, il presidente Al Sisi chiede ai giovani di non unirsi alle proteste

L’Egitto è in gravi difficoltà. È quello che il presidente Abdel Fattah Al Sisi ha spiegato durante l’apertura della conferenza nazionale della gioventù egiziana a Sharm el Sheikh. Il leader egiziano ha spiegato: “L’Egitto è in una posizione difficile. Invito i giovani a non prendere parte a proteste che sarebbero estremamente dannose”.

Le parole grevi del capo di Stato giungono in un momento di profonda crisi economica in cui anche le razioni sono state dimezzate: allo zucchero diminuiscono altri beni di prima necessità razionati come latte in polvere, salmone e olio, ma anche antidolorifici e contraccettivi. Le porzioni razionate sono dovute anche a causa delle metodologie economiche usate dal governo di Al Sisi. Infatti, il capo di Stato, ha anche di recente compresso il welfare, tagliando il programma di sussidi.

Il primo ministro: “Stiamo provvedendo ad aumentare il rifornimento di zucchero”.

La crisi economica, inoltre, viene peggiorata dalla “spaccatura” dei rapporti con l’Arabia Saudita: quest’ultimo, infatti, ha comunicato la diminuzione delle forniture di petrolio alimentando ulteriormente le proteste nello Stato. La situazione, in più, potrebbe peggiorare: secondo alcune indiscrezioni da parte di siti dell’opposizione, ci saranno alcune proteste nei primi di novembre. E la conferenza nazionale della gioventù egiziana a Sharm el Sheik, sembra esser “caduta a fagiolo”.

Tuttavia, ora si punta a placare l’opinione pubblica. Proprio il primo ministro Sherif Ismail, come riportato da “Il Fatto Quotidiano”, ha spiegato in televisione come l’amministrazione egiziana “sta provvedendo ad aumentare il rifornimento di zucchero al mercato, per porre termine alla crisi. Ma non possiamo non monitorare il mercato”.

Sequestrate 9mila tonnellate di zucchero.

Le autorità egiziane incolpano molti produttori e negozianti che, sottobanco, trafficano illecitamente o immagazzinano le scorte. A dimostrazione di questo, sono state sequestrate nei giorni scorsi circa 9mila tonnellate di zucchero durante diverse blitz a “Pepsico” e l’“Edita”, alcuni tra i maggiori produttori del Paese.

L’insoddisfazione della terribile situazione viene espressa anche dal presidente dell’ “Edita” Hani Berzi, che ha riferito durante una trasmissione televisiva: “Ma che tipo di messaggio stiamo mandando agli investitori? Se il governo ha problemi deve venire e negoziare questo modo di sequestrare stock e trattarci come dei contrabbandieri è vergognoso” ha concluso. Difatti, il dirigente dell’azienda, in seguito al sequestro di 2mila tonnellate di prodotti, ha voluto chiudere uno dei suoi quattro stabilimenti.

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