Cronaca

Rinvenuta la testa della giornalista Kim Wall in Danimarca

La tragedia di Kim Wall, la trentenne reporter svedese morta a bordo del sottomarino dell’inventore Peter Madsen, si arricchisce di nuovi e tetri sviluppi: i sub della polizia danese hanno ritrovato, al largo della baia di Koge, la testa e le gambe della giornalista scomparsa due mesi fa. Dopo essere stata uccisa, dunque, è stata fatta a pezzi: il proprietario dell’imbarcazione, già indagato e detenuto con l’accusa di omicidio, profanazione e occultamento del cadavere, vede la sua posizione aggravarsi sempre di più.

Madsen, infatti, ha dichiarato che durante l’intervista, la giornalista è morta ma non per sua mano mentre ha aggiunto fin da subito di aver gettato il corpo in mare. Per scoprire ulteriori dettagli riguardo le dinamiche dell’assassinio ci vorrà comunque del tempo: la testa e le gambe sono state immerse in acqua troppo a lungo e prima di procedere a test specifici bisognerà attendere che si asciughino completamente. L’autopsia, dopo il ritrovamento del corpo appartenente alla donna (nello scorso mese di agosto), dichiarò che ad uccidere Kim Wall furono 14 coltellate, inferte tra addome e zona inguinale; il cranio e le gambe furono invece mozzate con una sega a motore.

Morte Kim Wall: le indagini

Da i primi rilievi della polizia scientifica si è scoperto che la testa non ha portato lesioni: ciò incastra ancor di più Madison il quale confessò alla polizia che la reporter era morta a causa di un pezzo di metallo caduto sopra di lei. Seppur particolarmente eccentrico, finora l’inventore danese non era mai stato ritenuto pericoloso, gli agenti hanno però trovato filmati relativi a torture nel suo computer. In attesa che tutta la verità venga scoperta, amici di Wall e colleghi hanno organizzato un fundraising per la protezione di giornalisti che devono condurre inchieste molto delicate, con la speranza che non accada mai più una tragedia di tale portata.

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