Musica

Intervista a Silvia Mezzanotte: la rinascita da solista e la sua “Lasciarmi andare”

Abbiamo incontrato per voi Silvia Mezzanotte, per oltre dieci anni voce dei Matia Bazar, che si è lasciata andare ad una lunga intervista in cui ha ripercorso i momenti più importanti della sua vita personale e professionale, parlandoci della sua rinascita da solista e dei suoi progetti futuri.

L’artista emiliana, reduce dalla vittoria dell’ultima edizione di “Tale e quale show”, è tornata sulla scena musicale con un nuovo singolo intitolato “Lasciarmi andare”, in rotazione radiofonica da venerdì 19 maggio. Il brano, scritto a quattro mani da Gianluca Capozzi e da Antonio Salvati, anticipa l’uscita del suo terzo album da solista “5.0”, la cui uscita è prevista per il prossimo autunno.

Ciao Silvia, partiamo subito dal tuo nuovo singolo “Lasciarmi andare”, cosa rappresenta per te questa canzone? “La volontà di rialzarmi e di ricominciare anche discograficamente a propormi, cosa che non era scontata considerati gli ultimi due anni, caratterizzati dalla chiusura con i Matia Bazar causata dalla scomparsa di Giancarlo Golzi. Ho avuto un periodo difficile da superare, ma poi la trasmissione “Tale e quale” mi ha rivoluzionato un po’ l’esistenza. Io sono una persona abbastanza refrattaria al cambiamento, questo programma mi ha indotto ad una mutazione costante e continua, non solo dal punto di vista fisico ma anche fisiologico, mentale, psicologico ed artistico. Quando sono uscita da questa esperienza, che mi ha profondamente cambiata, ho incontrato Antonio Salvati, patron dell’etichetta Rossoaltramonto, il quale mi ha proposto un nuovo progetto discografico, con l’idea precisa di conservare la mia vocalità, ormai abbastanza riconosciuta, valorizzandola con un team differente, sia di autori che di arrangiatori, in modo da ottenere un risultato che potesse essere assolutamente attuale”. 

Sei reduce dalla vittoria di “Tale e quale show”, in cosa ti senti principalmente arricchita da questa esperienza? “Era la terza volta che Carlo Conti mi chiedeva di partecipare a questa trasmissione. Ho partecipato senza alcuna aspettativa perchè, non essendo un’imitatrice, non sapevo cosa mi sarebbe successo. In realtà sono capitate tante cose belle, al di là della vittoria, mi è piaciuta questa idea di cambiamento che il programma porta con sé”.

Il singolo anticipa l’uscita del tuo prossimo album che si intitola proprio “5.0.”, cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo progetto? Rispetto ai tuoi precedenti due progetti da solista (“Il viaggio” e “Lunatica”), usciti rispettivamente undici e nove anni fa, in cosa è cambiate Silvia Mezzanotte? “Per coerenza, nei miei viaggi da solista, ho sempre parlato al femminile. In entrambi i lavori precedenti c’è la volontà di adottare un linguaggio differente da quello del gruppo, raccontando sempre storie di donne. Questo sarà il filo conduttore anche del prossimo disco, dove saranno molto curati i testi, senza necessariamente parlare di cose pesanti, anzi vorrei affrontare ogni argomento con leggerezza. Ad esempio, ci sarà una canzone che parlerà di un amore tra una donna matura ed un uomo giovane, cosa che normalmente viene vista con un occhio giudicante, in realtà il contrario è ampiamente accettato, mentre questa situazione fa ancora scalpore, ne è l’esempio Macron, tanto per dirne una. Per tutta questa serie di ragioni non solo sto valutando attentamente i brani, ma sto anche parlando a lungo con gli autori, perché io non sono una cantautrice ma orgogliosamente un’interprete.

Torniamo indietro nel tempo, quando e com’è nata la tua passione per la musica?  “Penso di aver cominciato prima a cantare e poi a vagire nel reparto maternità dell’Ospedale di Via D’Azelio di Bologna. All’età di cinque anni avevo già le idee chiare, volevo fare la cantante, così ho cominciato a giocare con il canto. Essendo di indole molto timida, ho dovuto necessariamente scendere a patti con questo lato del mio carattere. Esibirmi dal vivo era inizialmente faticosissimo per me, la musica è stato il mezzo attraverso il quale ho superato la mia timidezza”.

Nel ’90 hai partecipato da solista al Festival di Sanremo, che ricordo hai di quella esperienza? “Mi sentivo un po’ come ‘Alice nel paese delle meraviglie’, una ragazza molto giovane piombata lì in maniera casuale senza una reale preparazione. All’epoca il Festival era diverso da quello di oggi, non c’era l’informazione del web, arrivata lì ero come smarrita e non sapevo cosa mi sarebbe accaduto, pensavo solamente a cantare e credevo che bastasse. La luce si è accesa per un anno, dopodiché si è spenta praticamente l’anno dopo, ma quell’esperienza mi ha fatto comunque capire cosa avrei voluto fare da grande. Da lì è partito poi un percorso di preparazione personale e professionale, che mi ha portato dieci anni dopo ad essere pronta quando il treno della fortuna è ripassato con i Matia Bazar”. 

In questo periodo sei impegnata in tournée con uno spettacolo in cui rendi omaggio alle grandi voci femminili, da Mina a Mia Martini, passando per Giuni Russo, Ornella Vanoni, Anna Oxa, Patty Pravo, Gloria Gaynor, Nina Simone e tante altre. C’è qualcosa che, secondo te, accomuna questi grandi donne? “In tutte loro ho riscontrato una grande forza, un talento puro e la volontà di provarci e riprovarci. Inoltre, molte di loro, hanno avuto delle vite personali molto complicate, tutt’altro che facili, questo le ha rafforzate nella volontà di emergere. Per una donna, in linea di massima, è sempre difficile portare avanti una carriera di successo ed una vita personale ‘normale’. La vita sul palco è dispendiosa dal punto di vista energetico ed è necessario avere accanto persona stabili, uomini o donne stabili. Persone molto forti capaci di vivere all’ombra di questo successo senza che questo turbi la loro personalità. Il non aver avuto figli, personalmente, è una cosa che non mi pesa affatto. Io sono una donna molto serena anche da questo punto di vista, ho una vita affettiva stabile che mi appaga molto, un uomo accanto che capisce le mie esigenze e mi aiuta, attraverso la sua forza e la sua stabilità, a vivere la mia serenità”.

Quali sono i ricordi che conservi del periodo con i Matia Bazar? “Di ricordi ne ho tanti perché, sia da Piero Cassano che da Giancarlo Golzi, ho imparato tantissimo, i primi anni è stata per me una vera e propria università, fatta di esami falliti e notti insonni a cercare di capire come poter essere degna erede e futuro della vocalità dei Matia Bazar. Onestamente, considerato il successo che abbiamo ottenuto, tutto questo ci è riuscito e tutto è andato per il meglio, frutto di un rapporto splendido che si era creato tra noi quattro. Per fortuna ho solo ricordi belli, tra cui lo straordinario rapporto di amicizia fraterno con Giancarlo Golzi, che è la cosa che porto con me ogni giorno, in ogni momento della mia esistenza”.

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