Attualità

L’odore assordante del bianco, Alessandro Preziosi al Napoli Teatro Festival

“L’odore assordante del bianco” al Napoli teatro festival, il 27 e 28 giugno, nel cortile d’onore di palazzo Reale di Napoli. In prima nazionale ritorna in scena questo testo per la regia di Alessandro Maggi, le scene e i costumi sono firmati da Marta Crisolini Malatesta, le luci sono di Valerio Tiberi e Andrea Burgaretta, le musiche di Giacomo Vezzani, il protagonista è Alessandro Preziosi.

L’odore assordante del bianco: l’opera su Vincent Van Gogh

Lo spettacolo è prodotto da Khora teatro e dal teatro stabile d’Abruzzo. “L’odore assordante del bianco” è la storia del carteggio tra Vincent Van Gogh e suo fratello Theo quando il grande pittore fu rinchiuso nel manicomio di Saint Paul in Provence l’8 maggio 1889 e ivi rimase per quasi un anno, anno nel quale Vincent dipinse 150 tele tra cui capolavori dell’arte mondiale quali “Gli Iris”, “La camera di Vincent ad Arles”, “L’autoritratto blu”, “L’Arlesienne” e “Notte stellata”. Era finito in manicomio dopo che si era tagliato un orecchio ad Arles. Anche in manicomio tentò il suicidio ma fu salvato. Il grande pittore scriveva al fratello Theo la sua urgenza di avere lì in manicomio i suoi adorati colori, i più vivaci possibili, non reggeva più quel colore bianco, e Theo lo accontentava. Da questo carteggio, da questo rapporto tramite lettera col fratello gli studiosi di Van Gogh hanno potuto individuare il metodo visionario con il quale il pittore dipingeva.

Di quei giorni in manicomio il drammaturgo e regista Stefano Massini ne ha tratto un testo scritto nel 2004 “L’odore assordante del bianco”, che vinse anche il premio “Pier Vittorio Tondelli nello stesso anno e dal Massini stesso portato in scena come protagonista. Ora ritorna in scena al “Napoli teatro festival” con l’interpretazione di Alessandro Preziosi.

Quasi due ore di spettacolo nel quale Vincent Van Gogh viene raccontato attraverso il suo rapporto col fratello Theo, un rapporto strettissimo ma fatto di conflittualità mutabile date le condizioni mentali di Vincent, un rapporto che ha resistito al labile confine nel quale si muoveva la mente di Vincent tra verità e finzione, tra follia e sanità, tra realtà e sogno. Lo spettacolo porta in scena un uomo che viveva di colori inebrianti ma che era costretto ad essere circondato dall’assordante bianco, dalla sua terribile neutralità, lui che si nutriva di colori e che era tormentato dall’esigenza di dare libero sfogo al colore. Lo spettacolo urla forte questo oscillare costante tra la dura realtà del bianco e l’irrealtà dei colori sublimi e vitali.

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