Politica

Mafia Capitale, la Sentenza: il Tribunale non riconosce associazione mafiosa

“Adesso sono felice, avevi ragione tu”, ha detto Massimo Carminati al suo avvocato dopo la lettura della sentenza di Mafia Capitale. 20 anni di carcere per Carminati e 19 per Salvatore Buzzi, il re delle cooperative, questi i verdetti principali della Corte d’Assise di Roma. Condannate anche Alessandra Garrone e Nadia Cerrito, rispettivamente moglie e segretaria di Buzzi. Non è stata esentata dal carcere neanche la parte della politica romana collusa, cinque anni per il Presidente del municipio di Ostia, Andrea Tassone (PD); undici per il capogruppo FI alla Regione, Luca Gramazio; dieci per Franco Panzironi, fedelissimo di Alemanno.

“Mafia Capitale” non era mafia

Nonostante sia stata accettata la ricostruzione dell’accusa, non è stato contestato il reato di associazione mafiosa agli imputati. Particolare non tanto piccolo che, difatti, ha dimezzato le pene richieste dal Procuratore di Roma. Il messaggio dei tribunali è chiaro: a Roma la mafia non esiste. Ma la rete di collusione e di malaffare era ben diffusa e radicata tra politica e imprenditoria. Ad ogni modo è stata riconosciuta la gravità dei fatti: nessuna attenuante è stata concessa e alcune pene sono state inasprite.

Il reato di associazione mafiosa continua ad essere prerogativa delle bande criminali del Sud, anni addietro anche il processo della Banda della Magliana si concluse con il medesimo esito. Gli imputati, provocatoriamente come al solito, hanno esultato alla lettura del verdetto. “Mi auguro che la permanenza in carcere stia per finire”, avrebbe dichiarato Buzzi presente in videoconferenza.

Soddisfazione, invece, per la sindaca Raggi, presente al processo come parte civile: “Hanno ucciso Roma, hanno mortificato la dignità dei cittadini e generato un immenso danno d’immagine all’Italia intera –  ha dichiarato la sindaca su Facebook – Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il contributo determinante di una classe politica compiacente, a volte addirittura asservita a questi delinquenti. E oggi è la vittoria dei cittadini, della società civile e della legalità sulla criminalità”.

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Matteo Squillante

Napoletano di nascita, attualmente vivo a Roma. Giornalista pubblicista, mi definisco idealista e sognatore studente di Storia e Culture Globali presso l'Università di Roma Tor Vergata. Osservatore silenzioso e spesso pedante della società attuale. Scrivo di ciò che mi interessa: principalmente politica, cinema e temi sociali.
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