Cronaca

Morto Jannis Kounnelis, l’artista aveva 80 anni

E’ morto a Roma all’età di 80 anni, l’artista Jannis Kounnelis. Pittore e scultore greco, è divenuto famoso in tutto il mondo per le sue opere. Kounnelis, nato nel 1936 in Grecia, si trasferì a Roma appena ventenne per studiare presso l’Accademia delle Belle arti, dove apprese dal mentore Toti Scialoja, le tecniche dell’espressionismo astratto e dell’arte informale, elementi fondamentali che scaturirono ed influenzarono tutta la sua espressione artistica.

E’ infatti poco dopo l’arrivo in Italia, nel 1960, che fece la sua prima mostra presso la galleria “la Tartaruga” di via del Babbuino a Roma dove si potè apprezzare la sua tecnica. In questa l’artista usò stencil di numeri, lettere e parole su tela, spesso riecheggiando pubblicità e cartelli visti per strada o anche pitture su fogli di giornale che gli valsero spesso l’accostamento alla cosidetta “arte povera”, concetto introdotto da Celant.

Amante di Pollock, che paragonava ai grandi del passato quali Caravaggio e Masaccio, l’artista nella metà degli anni sessanta cominciò a sperimentare con la scultura, sempre espressa in grande, le sue idee, riuscendo a contrapporre animali vivi, alle geometrie costruite con materiali che evocavano la produzione industriale. Un viaggio innovativo all’interno di vere e proprie scenografie nelle quali veniva catapultato lo spettatore. Nel 1972 partecipò alla Biennale di Venezia. Tra le sue  performance memorabili, riconosciute come capolavori dell’arte contemporanea, ci sono quella dei cavalli legati alle pareti della galleria L’Attico(1967),la famosa Porta chiusa con le pietre di San Benedetto del Tronto riprodotta poi a Roma, Londra e Colonia, i buoi macellati di Barcellona (1989).Visse un periodo di delusione profondissima negli anni settanta, per il fallimento delle potenzialità dell’arte povera, dal quale seppe ritrovare lo spirito primordiale.

Nei primi anni duemila, ha esposto le sue opere anche in sud America, come quelle in Argentina (2000) e Uruguay (2001). Nel 2002 ripropose l’istallazione dei cavalli alla Whitechapel di Londra e successivamente alla Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma realizzò un grande labirinto in lamiera sul quale pose gli elementi essenziali della sua arte come le “carboniere”, le “cotoniere”, i sacchi di iuta e i cumuli di pietre. L’artista dichiarò in un intervista rilasciata al giornale La Repubblica di essere amante delle scenografie teatrali.

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