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Come curare la depressione? Intervista agli psicologi Andrea Schiralli e Luca Saita

Accade magari all’improvviso: una mattina ti accorgi che una qualche tristezza ti separa dal mondo, dalla vita. E’ una tristezza che ti toglie la voglia di fare, un malessere che cerchi nel corpo, ma non trovi. Dove allora, dove? Nella testa, la sede più profonda di te. Sì, allora forse è vero, sei pazzo, se d’un tratto non riesci più a uscire, ad attraversare la strada.

A vivere. Credi ,forse, di essere matto. E solo. Difficile immaginare sofferenza più acuta, ma invisibile, impossibile da esprimere perché non possediamo più le parole per farlo. Ce l’hai dentro, ma non sai dove, non capisci cosa sia. Sei tu, è la risposta che ti suggeriscono gli altri. E ti ritrovi ancora, disperatamente, solo.

La depressione, quasi mai è perdonata. Ci condannano colleghi, amici, addirittura la famiglia. Quanti di noi hanno liquidato conoscenti colpiti dal male oscuro con un’odiosa parola (che andrebbe bandita): pazzo. Quanti si sono sentiti a loro volta definire “malati”.. Milioni di italiani vivono con questi terribili compagni accanto. Si aggrappano, come a un salvagente, ad antidepressivi e ansiolitici, nel terrore di perdere lavoro e affetti. Incapaci di vivere la propria vita. Ed è per queste persone che ,oggi, affronterò con due psicologi esperti, ancora, il dott. Luca Saita e Andrea Schiralli, il problema della depressione, vedendo cos’è, come si può curare e lasciando alcuni, importanti consigli.

Cos’è la depressione?

La depressione è un disturbo dell’umore molto diffuso. Ne soffrono circa 15 persone su 100. Si calcola che su 6 neonati, almeno uno soffrirà di depressione durante la sua vita. I sintomi della depressione possono colpire chiunque a qualunque età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni di età. Per parlare di depressione, bisogna avere , alcuni, di questi sintomi:

  • Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni (la persona si sente triste, vuota, disperata, oppure tende al pianto e alla lamentazione).
  • Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività che prima interessavano e davano piacere. Molto frequentemente si presentano l’anedonia (stanchezza, affaticamento, mancanza di energie) e la demotivazione.
  • Aumento o una diminuzione significative dell’appetito e quindi del peso corporeo senza essere a dieta.
  • Insonnia o eccessivo sonno quasi tutti i giorni.
  • Rallentamento.
  • Faticabilità o mancanza di energia.
  • Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, mantenere l’attenzione e prendere decisioni.
  • Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio, che possono andare da un vago senso di morte e desiderio di morire fino all’intenzione di farla finita con una vera e propria pianificazione e tentativi di suicidio.

E’ raro che una persona depressa abbia contemporaneamente tutti i sintomi riportati sopra, ma se soffre quotidianamente dei primi due sintomi su descritti e di almeno altri tre tra quelli indicati nella sezione “depressione sintomi” è molto probabile che abbia un disturbo depressivo.
Il disturbo depressivo può portare a gravi compromissioni nella vita di chi ne soffre. Non si riesce più a lavorare o a studiare, a iniziare e mantenere relazioni sociali e affettive, a provare piacere e interesse nelle attività.

Più giovane è la persona colpita, più le compromissioni saranno gravi di conseguenza. Per esempio un adolescente depresso non riesce a studiare e ad avere relazioni, e quindi non riesce a costruire i mattoni su cui costruire il proprio futuro.
Non si sono, ancora, scoperte le cause certe, anche perché queste possono variare col variare della personalità e la vita passata del soggetto.

La depressione è una malattia, un atteggiamento o cos’altro ?

Dott Schiralli: “Occorre specificare che quella che comunemente chiamiamo depressione assume la connotazione di Disturbo Depressivo Maggiore in presenza di particolari condizioni ed è a tutti gli effetti una malattia psicologica. Mentre è esperienza comune sentirsi “depressi” in alcuni momenti della vita, cioè sperimentando sentimenti di tristezza, il disturbo si presenta quando la profonda tristezza e l’incapacità di provare piacere hanno una durata e una intensità tale da creare un disagio significativo nelle aree più importanti della vita personale”.

Dott Saita: ”La depressione va considerata come un’opportunità: qualcosa nella nostra vita non sta andando nel verso giusto, e allora la depressione viene a fermarci per farci pensare e riflettere cosa non stia andando bene”.

Le esperienze, le delusioni e gli eventi esterni in generale c’entrano con la depressione?

Dott Schiralli: ”Si, la letteratura scientifica ci mostra come gli eventi avversi durante l’infanzia, gli eventi esistenziali negativi, la mancanza di supporto sociale, le critiche e i rimproveri all’interno del contesto familiare e il bisogno eccessivo di rassicurazione interpersonale precedono e permettono di prevedere l’esordio di episodi depressivi”.

Dott Saita: ”La cosiddetta depressione esogena è quella provocata da eventi esterni. Nella maggior parte dei casi la depressione è causata da qualche evento o situazione esterna che crea un disagio molto forte nella vita di una persona. A volte può anche accadere che una persona si deprima in seguito di un bilancio interiore della propria vita, quindi senza alcuna causa esterna, bensì in seguito a un ragionamento e pensiero che l’ha sconfortata. Spesso se si chiede a una persona depressa di parlare della propria vita si ascolteranno una serie di disagi e frustrazioni esterni che sta vivendo”.

Perché a volte i depressi sono anche aggressivi, e sembrano non apprezzare quello che gli altri fanno per loro?
Dott Schiralli: ”Chi soffre di depressione sperimenta intensi sentimenti di tristezza, vuoto, disperazione e/o perde interesse per gran parte delle attività quotidiane insieme a numerosi altri sintomi che determinano grande sofferenza (come sentimenti di colpa e autoaccusa per essersi ammalato). Queste condizioni possono rendere estremamente difficili le relazioni interpersonali, soprattutto se quotidiane ed inevitabili, determinando risposte aggressive e di svalutazione rispetto all’aiuto che si cerca di dare. Tuttavia questa è una ipotesi e determinare cosa inneschi la rabbia di una persona è un processo che non può prescindere da una attenta analisi della narrazione e del vissuto della persona stessa”.
Dott Saita: ”Perché di fondo una persona depressa è una persona molto arrabbiata, soltanto che non vedendo via di uscita per la sua situazione non riesce a usare la propria rabbia per uscirne fuori, quindi la rabbia rimane un sentimento inespresso, anche se presente. Aiutare un depresso a volte può avere l’effetto contrario di farlo sentire ancora più inadeguato, per questo a volte si possono avere risposte aggressive”.

Un giovane che motivo ha di essere depresso? Non è innaturale’

Dott Schiralli: ”E’ importante non cadere nell’errore di considerare una persona depressa come qualcuno che ha scelto di esserlo, Il Disturbo depressivo è una condizione patologica che non viene ricercata o desiderata ma semplicemente avviene nella vita. La flessione dell’umore inoltre è un fenomeno estremamente comune in natura, presente anche tre gli animali, soprattutto in relazione ad una perdita, il cui senso evolutivo è quello di ritirarsi nella tana nell’attesa di recuperare ed essere di nuovo pronti ad affrontare l’ambiente esterno.

Tuttavia la persona affetta da depressione, il più delle volte, fa esperienza dei sintomi senza essere consapevole di quegli elementi personali che hanno contribuito alla patologia e, per questo, essa può apparire a chi gli sta accanto come priva di senso. É proprio quel senso che andrà invece recuperato all’interno di un setting psicoterapeutico”.

Dott Saita:”I giovani di oggi hanno tanti motivi di essere depressi, vista la situazione sociale attuale. Sicuramente la giovinezza dovrebbe per antonomasia essere l’età delle opportunità, tuttavia anche i giovani possono avere i loro problemi, al pari di tutte le altre persone. In effetti le malattie sono democratiche e non fanno distinzioni sociali né di età”.

Cosa possono fare i familiari di una persona depressa?
Dott Schiralli: ”Parlando di famiglie, le ricerche indicano che i sintomi depressivi possono suscitare negli altri reazioni negative, ma anche che livelli alti di Emotività Espressa (la tendenza cioè ad essere critici e ostili) da parte di un familiare verso chi soffre di depressione aumenta fortemente le probabilità di avere una ricaduta. Per evitare un pericoloso effetto circolare può essere utile per i familiari essere a conoscenza che la depressione è una patologia e per questo il familiare che ne è affetto non ha alcuna colpa, anzi, va aiutato come se fosse affetto da qualunque altra malattia. Se questo non è possibile allora i familiari possono richiedere un supporto psicologico che li aiuti a gestire le difficoltà. Contemporaneamente è di primaria importanza indirizzare il parente verso le cure specialistiche che gli permetteranno di avviare il processo di guarigione”.

Dott Saita: ”I familiari hanno un ruolo fondamentale: quello di aiutare la persona depressa a comprendere i motivi del disagio che sta vivendo e a presentare non tanto soluzioni al problema (che verrebbero viste come una sfiducia verso le potenzialità della persona) bensì delle prospettive positive e delle vie di uscita che possano togliere la persona da un atteggiamento depresso. Consigliata in questo caso una terapia familiare, perché aiuta la famiglia ad attivare al meglio tutte le risorse che ha”.

Stiamo parlando di un male oscuro sul quale, ancora oggi, si sa poco e si parla troppo poco, un male che richiede uno sforzo sovrumano per ricomporre la propria esistenza. Si può trovare un primo sollievo nei farmaci, nell’attività fisica che ci rimette in sintonia con il corpo, ma occorre affrontare quei nodi, per ritrovare in se stessi un compagno, non un nemico, per capire cosa c’è che non va, per accettarci, per migliorarci ogni giorno e sorridere. Forse non so quanto possa essere doloroso.

Ma so che il male può diventare un’occasione irripetibile. Forse so che non se ne esce da soli, ma con il conforto degli altri. E forse è qui che i sono colpe, della nostra società che ignora questo male per timore di esserne contaminata o di dover riconoscere le proprie mancanze. Dello Stato che non fornisce cure adeguate e accessibili a tutti. Ma se ne esce. Si può . Occorre l’aiuto degli esperti, delle persone che si amano, e tanta voglia di vivere. E magari accadrà all’improvviso. Così.

“Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani. ”

Per tutti voi.
Grazie agli esperti dott. Saita e Schiralli.

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