Salute

Ipertiroidismo: quando la tiroide lavora troppo (e ti manda segnali da non ignorare)

Aumento inspiegabile del battito cardiaco, nervosismo, perdita di peso improvvisa, insonnia. Spesso si tende a giustificare questi sintomi con lo stress, il lavoro o un periodo difficile. Eppure, quando si presentano in modo persistente e combinato, possono essere la spia di un disturbo della tiroide: l’ipertiroidismo.

L’ipertiroidismo è una condizione in cui la ghiandola tiroidea produce una quantità eccessiva di ormoni tiroidei (T3 e T4). Questa iperattività accelera il metabolismo, generando uno squilibrio che interessa tutto l’organismo. I sintomi sono spesso subdoli e aspecifici, motivo per cui la diagnosi può arrivare tardi o per caso, magari durante esami effettuati per altri motivi.

Il disturbo colpisce principalmente le donne tra i 30 e i 50 anni, ma può manifestarsi a qualsiasi età e anche negli uomini. Le cause più frequenti includono il morbo di Basedow-Graves, l’adenoma tossico e forme transitorie legate a processi infiammatori della tiroide (Ospedale San Raffaele).

Per affrontare l’ipertiroidismo nel modo corretto è fondamentale una diagnosi tempestiva e un percorso di cura guidato da uno specialista in endocrinologia. E oggi, grazie a piattaforme come Elty.it, è possibile trovare rapidamente medici qualificati e prenotare una visita in modo semplice, in tutta Italia.

I segnali da non sottovalutare

L’ipertiroidismo può manifestarsi in modo graduale, ma anche con episodi acuti e improvvisi. Tra i sintomi più frequenti ci sono il battito cardiaco accelerato (tachicardia), sudorazione eccessiva, dimagrimento non intenzionale, agitazione, tremori fini alle mani, intolleranza al caldo, insonnia e stanchezza cronica.

In molte persone si nota anche un aumento dell’appetito, ma accompagnato a una perdita di peso: un chiaro segno che il metabolismo è fuori controllo. Le donne possono notare alterazioni del ciclo mestruale, mentre negli uomini si può verificare un calo della libido.

In alcuni casi, si manifestano problemi oculari (esoftalmo), soprattutto quando alla base vi è la malattia di Basedow. Altri sviluppano un gozzo tiroideo visibile, con senso di oppressione alla base del collo o difficoltà nella deglutizione.

Quando questi sintomi si presentano insieme, o peggiorano nel tempo, è il momento di agire. Ignorare il disturbo o trattarlo in modo superficiale può causare gravi conseguenze, come fibrillazione atriale, osteoporosi precoce o crisi tireotossiche.

Le cause più comuni

Le forme più diffuse di ipertiroidismo sono legate a patologie autoimmuni, come la malattia di Basedow-Graves, in cui il sistema immunitario attacca la tiroide, stimolandola eccessivamente. Altre cause possono essere noduli tiroidei autonomi, che producono ormoni in modo indipendente, oppure tiroiditi, cioè infiammazioni acute o subacute della ghiandola.

Talvolta il disturbo può insorgere dopo il parto (tiroidite post-partum), o in seguito all’assunzione di farmaci contenenti iodio o amiodarone. Anche una terapia eccessiva per ipotiroidismo può portare a una condizione di ipertiroidismo iatrogeno, da correggere con tempestività.

La familiarità per malattie tiroidee è un fattore di rischio importante, così come il sesso femminile e la presenza di altre patologie autoimmuni, come celiachia o diabete di tipo 1.

Come si arriva alla diagnosi

La diagnosi si basa innanzitutto sulla valutazione clinica dei sintomi e su una serie di esami di laboratorio, come il dosaggio del TSH, FT3 e FT4, che consentono di misurare l’attività ormonale della tiroide. In presenza di valori alterati, lo specialista può prescrivere ulteriori indagini, come:

●       Ecografia tiroidea, per valutare morfologia e presenza di noduli

●       Scintigrafia tiroidea, per misurare la funzionalità dei singoli noduli

●       Anticorpi anti-recettore TSH (TRAb), in caso di sospetto Basedow
Una diagnosi precoce permette di gestire la malattia in modo efficace e di limitare il rischio di complicazioni. Attraverso Elty.it, puoi trovare rapidamente endocrinologi disponibili nella tua zona, con recensioni, disponibilità in tempo reale e possibilità di prenotazione online.

Trattamento e gestione dell’ipertiroidismo

Le opzioni terapeutiche variano in base alla causa, all’età del paziente, alla gravità dei sintomi e alle condizioni generali. In molti casi, il primo passo è la terapia farmacologica con antitiroidei, come il metimazolo, che riducono la produzione di ormoni da parte della tiroide.

In alternativa, o nei casi in cui i farmaci non siano efficaci, si può ricorrere alla terapia radiometabolica con iodio-131, che distrugge selettivamente il tessuto tiroideo iperfunzionante. Nei casi selezionati, può essere indicato l’intervento chirurgico di tiroidectomia parziale o totale, soprattutto in presenza di noduli voluminosi o se vi è sospetto maligno.

La gestione a lungo termine richiede monitoraggi periodici, adattamento della terapia e controllo degli eventuali effetti collaterali. L’endocrinologo ha un ruolo chiave in questo percorso, anche nel valutare l’eventuale evoluzione verso ipotiroidismo secondario, che richiede un’altra strategia terapeutica.

Il ruolo della prevenzione e del supporto

Non esiste una prevenzione assoluta per l’ipertiroidismo, ma uno stile di vita equilibrato, una corretta alimentazione e una buona educazione alla salute ormonale possono favorire una diagnosi precoce. È importante non sottovalutare segnali insoliti, anche se lievi, e rivolgersi al proprio medico per valutazioni mirate.

Inoltre, in presenza di malattie autoimmuni già diagnosticate, è utile monitorare la funzionalità tiroidea almeno una volta all’anno. Anche chi ha una familiarità significativa dovrebbe effettuare controlli periodici.

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