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Chi è Sergio Marchionne? Il manager sconosciuto che salvò la Fiat

Sono ore difficili per la Fca, la Fiat Chrysler Automobiles, figlia dell’amministrazione Marchionne i cui vertici, proprio ieri, ne hanno annunciato l’impossibile ritorno. Intanto sono stati scelti nuovi nomi per sostituire il manager italo-canadese in una prospettiva di continuità con l’amministrazione precedente: come nuovo amministratore delegato di Fca è stato nominato Mike Manley, responsabile di Jeep, Louis Carey Camilleri è invece il nuovo a.d. di Ferrari e Suzanne Heywood il nuovo presidente di Cnh Industrial. La loro sfida sarà non tradire i risultati raggiunti dall’amministrazione Marchionne e superarne i limiti, ossia guidare la produzione automobilistica italo-americana verso la necessaria innovazione.

Ma chi è Sergio Marchionne?

Classe 1952, tre lauree, la prima in Filosofia, la seconda e la terza in Economia e Giurisprudenza e un Master in Business Administration, ha vissuto tra Italia e Canada, dove ha iniziato la sua florida attività professionale. Ha lavorato come avvocato, commercialista, poi nella finanza e come amministratore delegato e presidente di Lonza Group Ltd., azienda leader nel settore del farmaco e delle biotecnologie. All’inizio degli anni 2000, quando giunge alla guida della Sgs. che si occupa dei sistemi di certificazione e che ha gli Agnelli come azionisti di controllo, stringe i primi rapporti con la famiglia del Lingotto. Dopo la morte di Umberto Agnelli nel 2004 si apre una nuova fase storica per la Fiat: Luca Cordero di Montezemolo ne diventa presidente, John Elkann, appena ventottenne, vice-presidente e il manager fino ad allora sconosciuto in Italia Sergio Marchionne diventa amministratore delegato. E’ un anno critico per la Fiat che, a rischio fallimento, deve decidere se accogliere la put option, l’opzione a vendere, anzi a vendersi alle banche e alla General Motors americana. Sergio Marchionne compie quello che è stato definito un miracolo: riesce ad intavolare una trattativa con gli americani che versa nelle casse della Fiat circa di 2 miliardi di dollari. Grazie ai soldi incassati la Fiat comincerà a produrre nuovi modelli di automobili di successo, adatte alle esigenze della classe media: la Grande Punto nel 2005 e la 500 nel 2007.

Tra il 2008 e il 2009 si colloca l’inizio di un’altra trattativa importante. L’economia americana sta vivendo un periodo di crisi e la casa automobilistica americana Chrysler ne è fortemente coinvolta. Anche l’economia italiana annaspa e la Fiat con Marchionne decide inizialmente di acquistare il 35% di Chrysler per poi, nel 2014, arrivare a detenerne il 100% del capitale. Nell’agosto 2014 la Fiat e la Chrysler si fondono diventando Fca, settimo produttore mondiale di auto con i marchi Ferrari, Alfa Romeo, Jeep…

Sergio Marchionne assume così le cariche di amministratore delegato di Fca, presidente di Ferrari e presidente di Cnh Industrial. La Fiat diventa da quel momento una multinazionale, che cerca di conservare una certa autonomia dal potere politico e dai sindacati. La sede legale Fiat si trasferisce in Olanda, la sede fiscale nel Regno Unito. Nascono impianti e stabilimenti in tutto il mondo e dall’ottobre 2014 Ferrari, Fnc e Cnh vengono quotate a Piazza Affari e a Wall Street. Le immatricolazioni e i fatturati cerscono esponenzialmente.

I rapporti con Confindustria invece diventano sempre più tesi e non si faranno attendere le polemiche quando Marchionne annuncerà, nel 2011, l’uscita dalla Confederazione, della quale la Fiat era stata una dei soci fondatori. Marchionne giustifica la sua decisione con la necessità di tutelare la flessibiltà gestionale e quella della contrattazione aziendale. Gli scontri con i sindacati, negli stabilimenti e nei tribunali, saranno quelli più duri.

Così, mentre David Cole (come tanti altri prima di lui), presidente emerito del Center for Automotive Research di Ann Arbor, in Michigan, intervistato da Paolo Mastrolilli della Stampa, afferma che “senza Sergio Marchionne la Chrysler e la Fiat non sarebbero sopravvissute”, altri come Enrico Rossi di LeU e il giornalista Maurizio Ricci criticano l’operato dell’ex ad.

Enrico Rossi contesta lo snaturamento della Fiat che, durante l’amministrazione Marchionne, da casa automobilistica italiana è diventata casa automobilistica olandese, inglese e americana e i cui cambiamenti non hanno favorito l’aumento dei posti dei lavoro. Maurizio Ricci invece sottolinea la grande difficoltà della Fiat nel puntare e raggiungere l’inevitabile innovazione. Ricci scrive: “Al di là dei singoli risultati le auto sono state il suo punto debole. Cruciale la sua riluttanza a scomettere sulle auto del futuro, dato il testardo attaccamento al diesel e l’interminabile esitazione verso l’auto elettrica.”

L’ex ad di Fca è ora ricoverato in una clinica di Zurigo e le sue condizioni sono critiche dopo quello che sembrava un semplice intervento chirurgico alla spalla destra. Nel frattempo, in Borsa, Ferrari perde il 5,05%, Cnh Industrial il 4,26% e Fca il 4,18%. E’ un lunedì nero per tutti.

 

 

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