Politica

Chi sono ”I Pettirossi”? Intervista al Presidente dell’associazione

I Pettirossi è una rete di ragazzi nata nel 2016 come rete nazionale giovanile di cultura e diffusione politica. Si caratterizzano come associazione culturale politica ma non partitica, incoraggiando l’impegno politico nelle sue forme (anche partitiche) ma non ci legati a nessun partito attualmente esistente.

Dopo aver organizzato incontri, dibattiti ed una scuola di formazione nel 2017 hanno avuto la loro prima Assemblea Nazionale che ha ribadito il loro impegno per la promozione dell’educazione politica e democratica delle giovani generazioni, la diffusione del pensiero socialista e della memoria delle sue lotte, il ripensamento del sistema economico e sociale vigente in un senso più egualitario e sostenibile.

Oggi cerchiamo di capire meglio cos’è I Pettirossi e cosa fa, parlando con Rosa Fioravante, Presidente, e Giulia Piccioni, segretaria dell’Associazione.

  • Come nasce I Pettirossi, quando e perché?

I Pettirossi è una associazione giovanile che nasce tra il 2015 e 2016 per occuparsi di cultura politica e incoraggiare all’impegno le giovani generazioni. Ragazzi e ragazze provenienti da esperienze e luoghi d’Italia diversi si sono riuniti in questa rete nazionale per portare avanti un punto di vista nuovo, autonomo, giovanile in una fase di cambiamenti nella politica italiana. Abbiamo scelto di non essere legati a nessun partito ma aprire una discussione critica con tutti gli attori sociali e politici della sinistra italiana ed internazionale. Ci sembrava un modo per far capire ai giovani come noi che sebbene non esista un soggetto politico che risponde alle nostre esigenze, bisogna pensare come organizzarlo e costruirlo. Sentivamo in modo molto forte l’esigenza di emanciparci da una politica che non coinvolge i giovani o che peggio li confina non lasciandoli partecipare a pari dignità nei processi decisionali o nelle fasi di elaborazione culturale. Nel 2017, dopo un lungo percorso di confronto e dibattito, abbiamo organizzato la nostra prima assemblea nazionale ove ci siamo dotati di un coordinamento, di una presidente ed una segretaria. Siamo una associazione autosostenuta tramite il tesseramento e le donazioni ma soprattutto grazie alla passione dei suoi associati e dei nostri amici.

  • Quali sono le principali attività e a chi sono rivolte?

L’idea di fondo che abbiamo è che oggi i giovani abbiano molta voglia di partecipare e di cambiare le loro condizioni di vita (rispetto alla precarietà o alla marginalizzazione o anche solo al sentirsi soli) ma che spesso non conoscano i meccanismi politici e istituzionali attraverso cui è possibile farlo. In questo senso, ci siamo dedicati ad attività anche eterogenee fra loro ma sempre tese a dare una specie di “cassetta degli attrezzi” per comprendere e agire la democrazia.

Dal 2016 ad oggi siamo stati impegnati in prima linea nella campagna referendaria – sostenendo le ragioni del NO – sulla Riforma Costituzionale; abbiamo organizzato una scuola di formazione sul tema della globalizzazione; seminari sulle sfide, fallimenti e gli equilibri dell’integrazione europea; sulle nuove forme di comunicazione politica e come si intrecciano con l’attivismo dei giovani; su quale può essere la prospettiva di un socialismo nel XXI secolo; sui temi ambientali e dei beni comuni e molto altro. Abbiamo presentato libri e volumi di studiosi e ricercatori che reputiamo importanti per lo sviluppo di un “filtro” di lettura critica della realtà. L’idea è quella di far comunicare mondi come quello dell’accademia, della politica e del sindacato, che non sempre riescono a trovare una sintesi e una formula per appassionare i giovani e incalzarli a comprendere che anche le questioni più teoriche riguardano la vita quotidiana di tutti noi.

Cerchiamo di lavorare molto sul tema della cooperazione e della solidarietà internazionale tra giovani. Abbiamo organizzato seminari in inglese con ospiti da tutta Europa ma abbiamo anche avuto il piacere di partecipare a congressi e festival organizzati all’estero dalle associazioni giovanili con cui collaboriamo come ad esempio il Summer Camp dei Giovani Verdi Europei o il Summit dei Giovani Socialisti Europei. I nostri eventi sono sempre pubblici e completamente gratuiti, si rivolgono in particolare ai giovani dai 16 ai 30 anni ma non poniamo nessun vincolo alla partecipazione.

  • Quali sono i valori in cui vi riconoscete maggiormente?

Sicuramente la bussola per orientarci è la Costituzione nei suoi articoli fondamentali. Come associazione ci impegniamo a promuovere l’educazione politica e democratica delle giovani generazioni, la diffusione del pensiero socialista e della memoria delle sue lotte storiche, il ripensamento del sistema economico e sociale vigente in un senso più egualitario e sostenibile. Soprattutto continuiamo a lottare perché i diritti, che non sono mai un gioco a somma zero, siano espansi e si possa immaginare una politica “per i molti”, perché sappiamo che politica è prendere parte e avere una parte.

  • Come vi possono contattare le persone che leggeranno questa intervista e che possono essere interessati a partecipare?

Siamo presenti su Facebook, Instagram e Youtube su cui è possibile contattarci direttamente tramite messaggistica. Sul nostro sito-blog dove è possibile leggere approfondimenti ed opinioni a cura dei nostri iscritti e rimanere aggiornati sulle nostre attività, oltre che ovviamente proporre contributi di dibattito. Su tutti i nostri canali trovate anche le mail a cui è possibile contattarci ed iscrivervi alla nostra mailing list!

  • Come stanno reagendo le persone? Qual è stata la risposta finora?

Dobbiamo dire che la risposta è stata molto positiva, in pochi anni possiamo contare su un buon numero di iscritti e molti simpatizzanti. Siamo riusciti ad espanderci in città dove non eravamo presenti, abbiamo stretto gemellaggi fruttuosi con realtà politiche giovanili importanti come Momentum, i giovani di Syriza, i Falchi tedeschi, i giovani del Partito Socialista Austriaco per citarne alcuni.

Intorno al progetto è nata molta curiosità ma anche tanta stima, abbiamo avuto la fortuna di avere sempre degli ottimi interlocutori che ci hanno sostenuto rispettando la nostra indipendenza come gli amici del Circolo dei Fratelli Rosselli di Firenze, i sindacati, i tanti docenti, ricercatori, politici e studiosi che hanno contribuito e partecipato ai nostri seminari. Siamo riusciti a ritagliarci un nostro spazio che ci ha permesso di essere attori attivi nei processi culturali e politici del paese. La nostra forza è sicuramente quella di avere un relativamente ristretto numero di “attivisti” presenti nell’ideazione e implementazione dei progetti ma una larga rete che di volta in volta si attiva a seconda dei temi o dei luoghi interessati dalle iniziative.

  • Ve lo aspettavate quando avete lanciato questo progetto?

Come per ogni contesto giovanile, la vera sfida è evolvere insieme alla crescita degli iscritti e di chi partecipa. La vita cambia rapidamente tra i 18 e i 30 anni sotto tutti i punti di vista, molti dei nostri iscritti erano studenti quando si sono affacciati alla nostra realtà e ora hanno una famiglia e uno (o più) lavori. Chi era attivista in una città, ora si è trasferito per lavoro o studio altrove. Un’associazione giovanile non può “precorrere” ciò che sarà il suo futuro perché questo viene determinato innanzitutto dalle esigenze quotidiane di coloro che la animano.

All’inizio del percorso avevamo degli obiettivi ma forse non pensavamo nemmeno noi di arrivare così lontano. Non immaginavamo che le nostre iniziative, apparentabili a quelle di altri circoli culturali come ispirazione, avrebbero dato vita ad una vera e propria comunità di ragazzi e ragazze che discutono di tantissimi temi culturali, politici ed economici rispettandosi ma anche volendosi bene. Siamo molto orgogliosi di essere riusciti a portare avanti l’idea che i giovani sono appassionati di politica, sono curiosi ed hanno voglia di cambiare le cose anche se spesso si ritiene il contrario.

  • Quali sono le iniziative o le attività che avete in mente per il futuro?

Attualmente insieme ad altre associazioni giovanili e al mondo sindacale stiamo lavorando al progetto “ Alziamo la Testa!”: un progetto che prova a far incontrare giovani lavoratori precari o discontinui al fine di fare rete, unire le lotte che ciascuno altrimenti condurrebbe in modo solitario. Non vogliamo sostituirci alle tante realtà che già fanno questa azione ma vorremmo accompagnarla con un processo di studio e di approfondimento su come ci si possa organizzare. Pensare forme di solidarietà e condivisione delle esigenze nel mondo del lavoro è un modo per agire la democrazia. L’ultimo incontro a Roma del 1 febbraio 2020 ha visto partecipare vertici della CGIL e studiosi di sociologia politica. Si è discusso molto di come i sindacati possono intercettare le esigenze del precariato cognitivo e intellettuale ad esempio dei ricercatori, le partite iva, i precari dell’informazione e della cultura ma anche tutti i giovani lavoratori dipendenti del settore creativo che sono costretti ad accettare i ricatti di un sistema che toglie dignità al lavoro.

Da più di un anno dibattiamo di smart-working, diritto alla disconnessione, diritto all’equa retribuzione per chi spesso lavora gratis. Questi temi sono ora diventati di schiacciante attualità a causa della crisi sanitaria COVID19 e per questo ne abbiamo discusso anche su una piattaforma internazionale. Il 6 Aprile, infatti, abbiamo partecipato al primo incontro con esponenti di realtà giovanili situate in UK, USA, Filippine, Germania, Austria inerente le sfide e le criticità che l’epidemia implica, in particolare dal punto di vista della crisi sociale ed economica.

  • Qual è la situazione in Italia dal vostro punto di vista? Vedete dei cambiamenti nell’ultimo periodo?

Siamo di fronte alla seconda crisi economica “epocale” che vive la generazione “millenial” italiana (e mondiale). Crescere e politicizzarsi in periodi di recessione significa smettere di pensare che il proprio futuro sia pieno di possibilità e per questo credere e cedere alla narrazione del “tutti contro tutti” pur di accaparrarsi le poche opportunità rimaste. Da queste crisi invece si esce redistribuendo la ricchezza, consentendo a tutti una vita dignitosa e salvando il pianeta, il che non sembra secondario. Coerentemente con il nostro punto di vista originario continueremo a cercare metodi e strumenti utili alla nostra generazione per partecipare e costruire realtà collettive ispirate ai valori a cui facevamo riferimento.

Il Covid ha cambiato le nostre vite quotidiane ma anche ha fatto emergere in modo chiaro i problemi della sanità, della precarietà, la profonda crisi del welfare e la crescita delle disuguaglianze. Problemi e temi pregressi a queste crisi ma che ribadiscono ancora di più la necessità di organizzare la politica. L’austerità e le politiche che noi giudichiamo sbagliate perseguite in questi anni (decenni ormai) non finiranno da sole, servirà una generazione in campo a rivendicare un sistema economico e di sviluppo radicalmente alternativo. Se anche solo qualche giovane entrerà in contatto con queste idee e queste realtà di solidarietà ed emancipazione grazie a noi, considereremo più che riuscito il nostro piccolo esperimento.

  • Su cosa si dovrebbe investire e cosa si può fare per migliorare?

Lelio Basso diceva che il popolo non deve essere governato meglio ma deve avere gli strumenti per governarsi da sé. Ecco, noi pensiamo che bisogni investire in tutto ciò che può costruire e migliorare questi strumenti: istruzione, formazione, ricerca (purché libere e non vincolate alla logica “aziendalistica”), i livelli di occupazione e la diminuzione dell’orario di lavoro che libera tempo per informarsi e partecipare alla vita pubblica. Investire nelle arti, nella musica, nel sistema culturale italiano, perché l’accesso alla cultura non è un vezzo ma è a tutti gli effetti educazione civica.

Chiaramente per fare queste cose (e molte altre!) bisognerebbe invertire completamente la politica economica italiana, smettere di competere sul ribasso dei salari e fare investimenti in tutti i settori che sostengono economicamente e culturalmente il paese. Il nostro punto è che gli strumenti “tecnici” per “rimuovere gli ostacoli” ci sarebbero ma manca la volontà politica. O, come preferiamo dire, sempre per citare Basso, ci mancano le grandi organizzazioni collettive che impongano questo programma sia al centro del dibattito pubblico che nelle istituzioni. Noi continueremo a mettere in contatto coloro che sono “di un altro avviso” come recita la nostra tessera e così facendo provare a convincere i giovani che se si uniscono un mondo più giusto e sostenibile non è impossibile, anzi.

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