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Caso Giulio Regeni, la sorella: “Vogliamo la Verità”

Giulio Regeni, dalla scomparsa al ritrovamento del corpo, tra infangamenti e discorsi pseudo-rassicuranti, queste le parole della sorella: “Appendete striscioni con su scritto vogliamo la verità”. In molti aspettano la verità sull’assassinio di Giulio Regeni, il ricercatore Italiano rapito il 25 Gennaio scorso e trovato morto il 3 Febbraio 2016 al Cairo. Ma non tutte le verità vengono a galla, alcune fluttuano dentro uno strato di mezzo fatto di informazioni a metà e versioni contrastanti, altre annegano in fondali più profondi, dove la acque si fanno torbide di interessi economici e politici, appannandoci definitivamente la vista. Fino a non vederci più nulla. A poche decine di giorni dal ritrovamento del suo corpo, si hanno soltanto questo tipo di certezze: evidenti segnali di tortura, scosse elettriche, vertebre rotte e unghia strappate, un corpo abbandonato lungo i bordi di un’autostrada ed un inquietante teatrino di indizi shock che sono stati in grado di sconvolgerci e ferirci, ma non di arrivare alla verità.

Possibile è il coinvolgimento dei servizi di sicurezza egiziani, vista la poca disponibilità del Cairo nel fornire i primi indizi, quelli più importanti, quelli che potevano stare fuori da ogni depistaggio. Mentre tutte le piste, compresi anche i vari infangamenti, sembrerebbero portare agli agenti egiziani che fermarono e prelevarono Giulio proprio il giorno in cui scomparve, quel maledetto 25 Gennaio, tra le altre cose anniversario delle rivolte di piazza Tahir. Ad oggi i Ministri egiziani informano sul loro impegno nel tenere costantemente aggiornata la squadra di detective italiani inviati al Cairo. Mentre Renzi in occasione di quel minestrone di discorso svolto davanti all’assemblea del Pd, vuole rincuorare escludendo ogni tipo di complotto politico o economico tra Italia ed Egitto, asserendo di pretendere la reale conoscenza dei fatti e non una semplice verità “raccogliticcia”. Intanto i testimoni fanno un passo indietro, i genitori di Giulio piangono il corpo di un figlio sparito definitivamente e sua sorella pubblica l’ultimo disperato appello su Facebook, chiedendo di appendere striscioni con su scritto “vogliamo la verità”.

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Gianluca Capiraso

36 anni, avellinese, iscritto all'Albo Nazionale dei Giornalisti Pubblicisti dall'ormai lontano 2000. Appassionato di sport, tecnologia e web, è attualmente Search Marketing Specialist presso una Digital Agency con sede Milano.
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