Cinema

Florence Foster Jenkins: recensione sul film

Florence Foster Jenkins è il nuovo film dell’acclamato regista britannico Stephen Frears (Philomena The Queen), attualmente in concorso alla Festa del Cinema di Roma, con protagonisti Meryl Streep e Hugh Grant.

Florence Foster Jenkins è un biopic all’incontrario che racconta di un’eccentrica ereditiera americana con un sogno da cantante d’opera (non troppo) nel cassetto, ma ostacolata dalla sua totale mancanza di doti canore. Florence, spinta anche dal suo manager e fidanzato, l’attore teatrale St. Clair Bayfield, l’unico a credere in lei, è convinta di essere una grande cantante, peraltro dedita ad esercitazioni metodiche, nonostante il suo fisico gracile non le consenta di esercitarsi per più di un’ora al giorno. Tutto cambia quando St. Clair le presenta il pianista Cosmé McMoon, che ha la pazienza e l’ingenuità di accompagnarla, correggendo i suoi errori canori. Con lui Florence si preparerà ad affrontare un concerto al Carnegie Hall.

La storia di un non-talento

Florence Foster Jenkins è la storia di un non-talento, di un successo non convenzionale, di un personaggio che diviene emblema del potere cieco dei sogni. Tuttavia, non convince. Ha una trama troppo povera di spunti e di svolte narrative, anche se una buona sceneggiatura e due buoni interpreti. Va inoltre ricordato che solo l’anno scorso il regista francese Xavier Giannoli portava sul grane schermo la storia di Florence Foster Jenkins con lo squillante Marguerite, interpretato da Catherine Frot, film che ha illuminato il Festival di Venezia e che ha fruttato ben 4 Premi César. Stephen Frears deve essersi innamorato della storia originale piuttosto che di quella “liberamente tratta” e ha deciso di rifarla ad un anno di distanza, ma lo ha fatto in una maniera troppo frettolosa e avventata, esponendosi ad un confronto che non è assolutamente in grado di sostenere.

Un’occasione mancata. Peccato.

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