Salute

Biodegradabile vs compostabile: quali sono le differenze?

Biodegradabile e Compostabile: quali sono le differenze tra le due soluzioni green

Nonostante la strada sia ancora molto lunga, e nonostante ci sia chi rema in direzione opposta, il nostro modo di vivere continua a muoversi verso uno sviluppo sostenibile, cercando costantemente nuovi modelli per rendere il vivere della nostra società compatibile con il nostro pianeta. Una sfida costante, che ci porta ogni giorno a entrare in contatto con nuove realtà e nuove terminologie, come la definizione di alimenti biologici, il chilometro zero e anche termini come biodegradabile e compostabile, con tutta l’aria di essere sinonimi, ma che in realtà contengono al loro interno delle ben precise differenze.

Certo, per un utente medio potranno sembrare bazzecole, ma l’attenzione per il nostro pianeta e per il futuro delle prossime generazioni passa anche da questi che sembrano essere solo semplici dettagli. Andiamo a sviscerarli insieme!

Biodegradabile vs compostabile: una sfida temporale

Come abbiamo detto, sono due termini utilizzati spesso, nel parlare comune, come sinonimi, ma le stesse confezioni di prodotti tendono a specificare quale dei due processi coinvolga l’oggetto in questione. Iniziamo con il biodegradabile: si tratta di un prodotto che può essere scomposto da diverse forze in gioco, come batteri, luce solare, e altri agenti fisici naturali. Tale scomposizione finisce per ridurre il prodotto in composti chimici naturali, facendo sì che effettivamente, una volta concluso questo processo, l’oggetto non inquini l’ambiente in cui è stato introdotto.

La questione, in tal caso, è il tempo in cui avviene tale biodegradabilità, poiché diversi materiali hanno diversi tempi di scomposizione. Da questo punto di vista esiste una normativa europea che considera un prodotto biodegradabile se il 90% della sua composizione si scompone entro sei mesi. Sei mesi: un tempo che possiamo considerare breve, per certi versi, ma che può essere fatale per molte forme di vita, rendendo quindi il prodotto, in quei sei mesi, fortemente inquinante.

Resta anche l’incognita di quel 10% che potrebbe avere un tempo di decomposizione più lungo, rimanendo nell’ambiente come agente inquinante per chissà quanto tempo. Il biodegradabile sembra ora una soluzione sì buona rispetto a prodotti che non hanno tale caratteristica, ma lascia con la sensazione che si possa fare di più e meglio.

A tale esigenza risponde il compostabile, che prende il suo nome dalla possibilità di diventare compost, una forma di concime naturale. Un elemento compostabile non solo è biodegradabile, ma può essere davvero ridotto ai minimi termini, in un tempo brevissimo, al massimo di tre mesi. Il compostabile possiede quindi diversi vantaggi non indifferenti.

In primis il tempo: tre mesi sono un tempo davvero breve, in grado di eliminare in fretta dall’ambiente un elemento estraneo, salvando, potenzialmente, la vita di diverse specie animali. Il fatto stesso che sia riducibile in concime può addirittura essere un aiuto per l’ambiente, sostenendo la crescita vegetale, e è apprezzabile anche la caratteristica di degradarsi e diventare compost senza bisogno di particolari procedimenti: la trasformazione in compost può essere fatta non solo da grandi aziende, ma anche da ognuno di noi, accumulando oggetti compostabile e lasciando che la natura faccia il suo corso, regalandoci dell’ottimo concime per i nostri giardini, orti e quant’altro! Ovviamente il compost ottenuto in questo modo e venduto dalle aziende subisce anche degli ulteriori processi di sanificazione e simili, per inviare sul mercato un prodotto più pulito possibile, considerando anche le enormi quantità di materiale compostabile che vengono unite per arrivare a una produzione di tipo industriale.

Biodegradabile vs compostabile: la raccolta differenziata

All’apparenza, nella vita di tutti i giorni, la differenza non è così palpabile. Certo, bisogna iniziare a fare attenzione ai prodotti che compriamo, alle loro confezioni e ai loro imballaggi, ma nel momento in cui ci dedichiamo alla raccolta differenziata dovremmo poter star tranquilli poiché saranno altri enti a occuparsi di smaltire ciò che noi abbiamo già diligentemente diviso e selezionato.

Eppure la differenza tra biodegradabile e compostabile coinvolge tutti noi proprio nel momento in cui dobbiamo affidarci alla raccolta differenziata. Un prodotto compostabile può infatti finire nell’umido (ricordiamo che un prodotto compostabile è tale perché può diventare compost, riuscendo così a trasformare se stesso in un concime naturale), ma ciò non avviene per un prodotto biodegradabile. Un sacchetto di plastica biodegradabile, infatti, è e rimane plastica, fino al suo smaltimento (entro quei celebri sei mesi di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente). Per cui non bisogna commettere l’errore di gettare nell’umido elementi biodegradabile, poiché fino alla loro scomposizione rimangono del materiale di cui sono composti, che sia plastica o cartone.

Biodegradabile e compostabile, seppur condividano una buona comunione di intenti, sono quindi caratteristiche differenti, simili ma non troppo, al punto da rendere utile e necessaria una competenza come quella offerta in questo articolo, per consentire non solo alla raccolta differenziata di svolgersi al meglio, ma anche agli stessi prodotti, biodegradabile o compostabili che siano, di offrire il meglio delle loro potenzialità sostenibili.

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Fabiana Amabile Criscuolo

Social Addicted. Sceneggiatrice su whatsapp. Esperta in drammi sentimentali, pizze, panini e piadine. Sempre in bilico fra le sue due passioni: la ricerca scientifica e il giornalismo. Penna cinica del web appassionata di musica, arte e viaggi.
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