Cronaca

Blue Whale: le prove del gioco della morte

L’ultimo gioco che sta spopolando tra i giovani d’Europa è il Blue Whale. Definirlo gioco è del tutto riduttivo, si tratta piuttosto di un addestramento al suicidio attraverso delle prove sempre più estreme. Un gioco della morte che ha infatti tolto la vita a numerosi adolescenti e che, lanciato in Russia, è giunto fino in Italia.

Blue Whale: le vittime del gioco mortale

A finire nel giro di Blue Whale sono dei soggetti fragili, adolescenti che si lasciano facilmente coinvolgere e manipolabili. La pratica del gioco mortale si è diffusa in particolar modo in Russia dove le vittime venivano, attraverso il social network VKontakte (che corrisponde all’occidentale Facebook), contattati e istruiti sulle prove, estreme, da compiere. Il tutto aveva durata di 50 giorni e culminava con la prova-suicidio: alla fine del “gioco” infatti il giovane doveva lasciarsi andare dal palazzo più alto della propria città, la morte sarebbe stata certa e di fatti si contano centinaia di vittime a causa del Blue Whale.

Un gioco inquietante, un’istigazione al suicidio sul quale stanno indagando le autorità e che ha portato all’arresto, in Russia, di Phillip Budeikin, un giovane di 21 anni ritenuto colpevole di aver manipolato le menti degli adolescenti conducendoli alla morte suicida. Tra le vittime la prima fu Rina Palenkova, seguita poi da tanti altri giovani della sua età tra cui Yulia Konstantinova, che prima di lanciarsi nel vuoto aveva pubblicato sul social incriminato l’immagine di una balena (Blue Whale significa infatti balena blu) con il commento “end”, e Veronika Volkova, il cui ultimo pensiero affidato a VKontakte è stato “il senso è perduto… fine”.

Blue Whale: quali le prove da superare?

Gli adolescenti, come anticipato, venivano convinti ad affrontare diverse prove per la durata complessiva di 50 giorni. Tali prove, con il trascorrere del tempo, diventavano sempre più estreme e pericolose: le prime riguardavano la visione di alcuni film horror e l’incisione di una balena, simbolo del gioco mortale Blue Whale, sulla propria pelle. Effettuato ogni test, le vittime dovevano dimostrarne il compimento al loro mandante attraverso il gruppo social con sui si tenevano in contatto. L’ultima prova, quella che conduceva l’adolescente al suicidio, consisteva – come detto – nel lanciarsi dal palazzo più alto della propria città.

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