Attualità

Fine vita Papa Francesco: “Lecito sospendere cure se non proporzionali”

In un messaggio inviato ai partecipanti al Meeting Europeo della World Medical Associationil Santo Padre Francesco, è intervenuto sul tanto discusso tema del fine vita. A tal proposito, il Pontefice si è così espresso: “è moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure ”.

I progressi della medicina

Le malattie e lo “stare male” hanno sempre intimorito l’uomo, per tal motivo la medicina ha da sempre cercato di alleviare le sofferenze, ottenendo ottimi risultati nel corso dei secoli. Purtroppo però in certi casi anche la moderna medicina non è in grado di poter curare l’uomo, come ha dichiarato stamani Papa Francesco: “è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”. 

Eutanasia ?

Circa 60 anni fa, Papa Pio XII, affermò che non vi è obbligo di impiegare tutti i mezzi terapeutici disponibili ma in certi casi è meglio desistere. Su questa scia, anche Papa Francesco si è espresso citando tra gli altri, il Catechismo della Chiesa Cattolica: “È una scelta che assume responsabilmente il limite della condizione umana mortale, nel momento in cui prende atto di non poterlo più contrastare. «Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire», come specifica il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2278)”.

Nel percorso della malattia dunque, l’uomo deve avere un ruolo principale e deve essere libero di: “valutare i trattamenti che gli vengono proposti e giudicare sulla loro effettiva proporzionalità nella situazione concreta, rendendone doverosa la rinuncia qualora tale proporzionalità fosse riconosciuta mancante”.

Cure per pochi

Esistono malati di serie a, e malati di serie b ? Purtroppo ancora oggi esistono queste “differenze”. Papa Francesco infatti parla di “ineguaglianza terapeutica” affermando che: “Trattamenti progressivamente più sofisticati e costosi sono accessibili a fasce sempre più ristrette e privilegiate di persone e di popolazioni, ponendo serie domande sulla sostenibilità dei servizi sanitari”. Non esistono dunque malati di serie a ed serie b ma solo persone, le quali hanno diritto alle stesse cure, per la stessa ragione infatti, lo stato deve assicurare le cure a tutti gli uomini senza distinzioni.

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