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Donald Trump vieta l’esercito ai transgender: la risposta del Colonnello

Donald Trump vuole i transgender fuori da qualunque corpo militare statunitense. E’ lui stesso a comunicarlo a mezzo Twitter, scatenando così l’ennesima polemica che ai cittadini americani non va proprio giù. In particolare, con il rinvio a sei mesi per il reclutamento dei trans voluto da Obama, si sollevano proteste anche dalle sfere alte dell’esercito. La parola passa ai veterani di guerra.

Donald Trump e quel “triplete” della vergogna

Che il rapporto di Donald Trump con i social sia sempre stato discutibile, è cosa nota.  Da tempo immemore, abituato al “botta e risposta” via Twitter, Trump maneggia (e festeggia) dall’alto dei suoi “cinguettii” un traffico di dati, informazioni, comunicazioni e pensieri “scomodi” sulla sua visione del mondo davvero impressionante; gli stessi, fautori dei dibattiti più accesi sull’uso che un politico dovrebbe fare dei social, sono quest’oggi al centro di una nuova polemica. Partorito così, in rapida successione il “triplete della vergogna” su Twitter, che di certo non fa onore ad un Presidente degli Stati Uniti, conscio di quanti uomini e donne abbiano servito la Nazione in nome della Patria e non certo del proprio orientamento sessuale.

Leggiamo e traduciamo testualmente: “Dopo essermi consultato con generali ed esperti militari, siete informati che il governo degli Stati Uniti non accetterà né permetterà che individui transgender servano in qualsivoglia unità dell’esercito americano. Le nostre forze armate devono essere focalizzate su vittorie decisive e schiaccianti e non possono farsi carico dei tremendi costi medici e dei disagi che i trans nell’esercito comporterebbero. Grazie“.

Lapidario, Donald Trump cancella così la decisione presa dall’amministrazione Obama che, come per molte altre innovative riforme attuate durante il suo mandato, per la prima volta aveva aperto le porte dell’esercito anche ai transgender.

Il dibattito sul Trans Ban di Donald Trump

L’Associated Press tiene a ricordare che fu proprio grazie all’ex segretario Ash Carter se ai trans (solo lo scorso anno) fosse stato riconosciuto il diritto di servire apertamente nell’esercito, anno in cui egli pose fine al divieto. Come ci si poteva aspettare, dalle sfere più conservatrici tale apertura non fu vista di buon occhio; i vertici militari, infatti avevano annunciato dei ritardi nell’arruolamento di nuove reclute trans. Ad ogni buon conto, come sottolinea anche l’Ap “Soldati dichiaratamente transessuali, tuttavia, sono già al servizio nell’esercito“.

La visione “ottusa” del mondo spesso propinataci da Trump ha nuovamente riacceso il dibattito sul gradimento di questo Presidente negli stessi Stati Uniti. A molti americani questa serie di tweet non è andata proprio giù; in molti, via blog e non solo hanno ricordato quando durante la sua campagna presidenziale offese pubblicamente la famiglia di una medaglia d’Oro al valor militare. E ancora, quando ha affermato che la madre di un militare musulmano-americano rimasto ucciso non dovesse parlare affatto.

Di strafalcioni Donald Trump ne ha commessi tanti, così come note sono le cadute di stile e le frasi sessiste sulle donne. L’attuale decisione però deve aver segnato il limite per i militari statunitensi, se addirittura il Colonnello dell’Aviazione Morris Davis, veterano con alle spalle ben 25 anni di onorato servizio, decide di scendere in campo a difesa dei trans, esponendo sé stesso in prima linea.

Ancora nessuna risposta da Trump

Dopo questo tweet molti hanno ringraziato ed espresso vicinanza al Colonnello Morris, per il coraggio di esporre così pubblicamente il proprio pensiero. Recenti stime in materia hanno confermato che, su un milione e trecentomila effettivi, i trangender siano fra i 2.500 e i 7.000.

Così ha dichiarato Emily Martin, consigliere generale e vice presidente del National Women’s Law CenterPenso che il divieto di Trump non sia legale. I tribunali federali sono stati abbastanza chiari sul fatto che, quando si discrimina qualcuno basandosi sull’identità di genere, questa sia una forma di discriminazione sessuale del tutto illegale“. Nonostante i tweet non si hanno ancora riscontri politici effettivi, ma è certo che se dai tweet si dovesse passare “ai fatti” la comunità LGBT non esiterà a scendere in piazza per i diritti civili lesi.

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