[REQ_ERR: SSL] [KTrafficClient] Something is wrong. Enable debug mode to see the reason. Bari, arrestate 20 persone affiliate al clan dei Capriati
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Bari, arrestate 20 persone affiliate al clan dei Capriati

Nelle stesse ore in cui lo Stato dava un duro colpo a Cosa Nostra, Bari si rendeva protagonista di un blitz, l’ennesimo nel capoluogo pugliese, a danno del clan dei Capriati. Ben 20 sono stati gli arresti, tra presunti boss e affiliati, effettuati nelle prime ore di stamane nel Borgo antico, in quartieri limitrofi e nei paesi dell’hinterland barese.

Avevano messo le mani sul porto, sulla sagra di San Nicola, sulla gestione dei racket e lo spaccio di droga, fino addirittura agli aiuti per saltare la fila negli ospedali. Chi credeva tramontato il domino dei Capriati dovrà ricredersi perché, come ormai da decenni a questa parte, quel nome continua a recitare e scrivere un’importante pagina della storia criminale barese.

Al centro di tutto vi è sempre lui, Filippo Capriati, figlio di Sabino Capriati e nipote dello storico boss barese Tonino in carcere da 26 anni ormai. Era riuscito a prendere il controllo delle attività portuali fino al 2016 attraverso la cooperativa Ariete di cui sono indagati due responsabili operativi per associazione a delinquere di stampo mafioso. La cooperativa al momento però risulta estranea ai fatti, ad eccezione dei due indagati. Riuscì a subentrare alla Multiservizi Portuali fallita nel 2012. Secondo l’accusa la metà dei 44 dipendenti transitati, per rispetto ad un bando di gara, dalla vecchia alla nuova cooperativa, sarebbero dei pregiudicati o loro familiari.

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Oltre l’attività portuale vi erano anche i racket verso i commercianti di Carrassi a cui chiedevano il pizzo o vi sarebbero state ripercussioni. Anche i commercianti ambulanti per la festa del Santo Patrono, San Nicola, erano costretti a pagare il pizzo e a posizionarsi dove decideva il potente clan mafioso. Infine avevano instaurato un clima di terrore per evitare la fila negli ospedali con la complicità di un medico e due infermieri del Policlinico di Bari. Analisi ed esami in meno di 48 ore per chi si presentava a nome di Filippo Capriati o sarebbero stati guai. Per questo 50 persone sono indagate tra cui vi è anche un alto funzionario dell’agenzia delle entrate.

Le accuse mosse al gruppo di criminali, validate dal pm Isabella Ginefra del Distretto antimafia di Bari, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico illecito di stupefacenti, detenzione ed uso illegale di armi da guerra (ritrovati kalashnikov e piccole mitragliette), estorsioni, furti. Reati tutti aggravati dal metodo mafioso. Per questo sono stati disposti 13 arresti, 4 domiciliari e 3 obbligo di dimora.

Il controllo del Porto, il rifornimento di droga e i furti

Nel corso delle indagini sono emerse le intimidazioni effettuate dal boss al fine di acquisire, attraverso Ariete, il controllo del servizio di assistenza e viabilità collegato ai traffici marittimi e alle operazioni portuali nel porto del capoluogo pugliese. Ha acquistato merci e costretto i commercianti di Carrassi e in altri quartieri e paesi limitrofi, imponendo ai commercianti della Sagra di San Nicola l’acquisto delle sue merci.

Gli ingenti rifornimenti di droga provenivano da diversi canali, principalmente campani, con i quali otteneva marijuana, cocaina, hashish ed eroina destinate ad essere vendute nelle piazze al dettaglio. Un’attività che fruttava cospicui guadagni all’intero clan che ne gestiva il traffico. Non solo, è stato accertato anche un gruppetto più piccolo era dedito a furti nel sud barese e nella Basilicata a danno di medie e grandi imprese.

Omicidio sventato

Dalle intercettazioni ambientali svolte dalla polizia mobile si è riusciti a sventare anche un potenziale omicidio che il clan dei Capriati avevano già pianificato e programmato di eseguire a danno di un pregiudicato. Gli affari del clan riguardano i quartieri Murat e Carrassi di Bari, oltre alla città Vecchia, e alcuni comuni del nord barese quali Bitonto, Terlizzi, Giovinazzo e Molfetta. Durante le perquisizioni sono stati sequestrate ingenti quantità di sostanze stupefacenti, armi tra cui kalashnicov, piccole mitragliette, fucili a canne mozze e dieci pistole cariche. Sono stati sequestrate infine numerose munizioni e recuperata una parte della refurtiva sottratta alle aziende.

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