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Gioco Online Problematico? Luoghi comuni da sfatare

Da che mondo è mondo, per così dire, il gioco, compresi i giochi online della lista casino online, sono sempre esistiti e sono sempre stati considerati un divertimento e un passatempo con il quale trascorrere qualche ora spensierata… e questo appunto sin dall’antichità. Non si comprende, invece, come ai tempi di oggi vi sia la percezione che il gioco sia diventato rischio, paura, imbruttimento e che questo è ciò che “si vuole far percepire” all’opinione pubblica. Certamente, è inutile “fare gli struzzi” e non prendere in considerazione che, a volte, il mondo del gioco d’azzardo può portare a “derive pericolose” – come peraltro fanno alcool, fumo e droga – ma che tutto il gioco, poi, sia sempre la causa di tutti i mali è una percezione che va indubbiamente sfatata.

Viviamo in un mondo moderno, anzi modernissimo dove tutto è dominato dalle percezioni, ma appunto perché ne è “dominato” questo non deve significare che rispetti la vera realtà, ma che significa l’idea che si ha della realtà. Questa sorta di “equivalenza” vale per tutto e, quindi, anche per il gioco e sfata alcuni tabù di cui esso è circondato primo tra tutti quello che la diffusione del gioco sia soprattutto più presente tra i meno abbienti. Bisognerebbe sempre ricercare la vera dimensione ludica del gioco: ormai, il gioco è diventata una “modalità di consumo” come tante altre, andare al cinema, a teatro oppure al ristorante.

Purtroppo, si vive in una fase storica dove non si dà il giusto peso alle informazioni basate sui dati: basterebbe pensare a ciò che sta succedendo nell’ambito dei vaccini, dove ognuno detiene la “sua verità”. Quindi, visto che questa è la situazione nella quale si vive, bisognerebbe riflettere su due elementi: ciò che viene “propinato” ai cittadini da cui ne può discendere una opinione e la necessità, invece, di restituire una corretta dimensione del fenomeno del gioco sull’italico territorio.

Si è parlato tanto, anzi tantissimo, delle distanze dai luoghi sensibili delle attività ludiche: se potesse servire a limitare il gioco patologico potrebbe andare bene, ma indubbiamente l’impressione di chi scrive è che spesso intervengano logiche differenziate. I giocatori problematici sono un numero ridotto che, però, ha creato e genera allarme sociale: perché? A chi fa “comodo” che si percepisca questo è che il gioco si ammanti di essere “un tabù” al quale neppure avvicinarsi? E questo sembra che riguardi solo il gioco lecito (e, quindi, pubblico come riserva di Stato) ma non il gioco illegale del quale, ancora oggi, si parla poco e si riesce ad ottenere ancora meno, nonostante le nostre Forze dell’Ordine, di qualsiasi comparto siano, facciano i salti mortali per monitorare il territorio.

Quello che si vorrebbe chiarire è che il gioco, in sé, non è assolutamente negativo, è la “sua non cultura” che porta al suo abuso: questo è negativo e da questo bisogna stare, senza ombra di dubbio, lontani. Il cambio di atteggiamento nei confronti del gioco lecito è indispensabile: bisogna sfatare una serie di luoghi comuni, primo tra tutti che non è vero che il gioco sia di assoluto appannaggio delle classi più povere e che esiste una differenza tra il gioco problematico del Nord e quello del Sud, mentre risulta essere importante il contesto di dove si vive e come si vive il gioco, non il gioco in quanto tale.

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