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Olimpiadi invernali 2026 a Torino? Candidatura congiunta con Milano

Il Coni ha indicato “le città di Milano e Torino come candidate per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026“.

Con un comunicato soppesato in ogni sua parte, lo sport italiano ci riprova. Dopo le candidature fallite per le Olimpiadi del 2020 e quelle del 2024, il Coni ha deciso di inviare al Cio la candidatura congiunta dei due capoluoghi di Piemonte e Lombardia per i Giochi olimpici del 2026. Nella lettera si spiega come sarà poi il Comitato Olimpico Internazionale a prendere una decisione sulla città ospitante al termine della fase di dialogo. Scottati dalle esperienze passate, si fa riferimento anche al sostegno del governo. Una mancato ok del prossimo esecutivo, come nei casi precedenti, farebbe da subito cadere la candidatura italiana per la rassegna sportiva invernale che si terrà fra 8 anni.

A differenza delle esperienze passate però, le sensazioni sembrano buone. Sia il sindaco di Milano Beppe Sala che la sindaca di Torino Chiara Appendino hanno già dato la loro disponibilità per ospitare i Giochi Olimpici. “Prendiamo atto della lettera del Coni e siamo soddisfatti – ha dichiarato la prima cittadina del capoluogo piemontese all’ANSA – Ora procediamo con il lavoro dell’Associazione Torino 2026 per valutare le condizioni di fattibilità”. Gli fa eco il governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino: “Bene. È un altro passo in avanti, noi siamo pronti a lavorare con il comune di Torino, la Città metropolitana e i comuni delle Valli olimpiche per sostenere il progetto di Torino 2026”.
Il Coni si muove comunque con i piedi di piombo: sono ancora aperte le ferite per le candidature dei Giochi olimpici estivi di Roma del 2020 bocciate dall’allora capo del governo Mario Monti e di quella del 2024, bocciata ancor prima dell’opposizione forte della sindaca capitolina Virginia Raggi. Milano e Torino sono già a lavoro per studiare nei minimi dettagli la candidatura: i buoni risultati di Expo 2015 e delle Olimpiadi invernali del 2006 dimostrano che anche in Italia qualcosa si può far bene.

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