Attualità

Cittadinanza e operatori per prevenire il gioco problematico

Un cammino insieme: questa la strategia più intelligente che possano mettere in campo operatori del gioco e cittadinanza per arrivare ad obbiettivi concreti relativamente al gioco responsabile e per prevenire il gioco problematico. Fenomeno che sta toccando tante persone che non riescono a relazionarsi con il loro divertimento preferito in modo responsabile e conoscendo a fondo le eventuali derive che il suo abuso può, provocare. E non è argomento che si possa solo riferire al gioco d’azzardo, ma bensì a tutte le altre dipendenze che da un lato soddisfano chi ne fa uso, ma dall’altro lo rendono “schiavo e dipendente”.

La dipendenza dal gioco nei casino del mondo può diventare problematica e far ricorrere i suoi “seguaci” persino all’usura per poter soddisfare il “desiderio infinito di giocare”: e qui scatta, ancora, la poca conoscenza gioco ed il poco senso di responsabilità nell’affrontarlo che diventa sempre più “importante” quando vi ci si trova coinvolti… quasi senza saperlo. É, quindi, indispensabile ed importante diffondere la conoscenza in termini di rischi che si possono incontrare giocando, così come diventa indiscutibile avere una vera e propria “cultura del gioco”, specialmente tra i giovani.

Come uscire dalla dipendenza per il gioco

Qui, si vuole individuare due canali di intervento per prevenire il gioco problematico: uno è quello istituzionale e politico che prevede la messa a punto di leggi e normative specifiche, l’altro è quello civico che passa attraverso il coinvolgimento del sociale e, quindi, dell’associazionismo e del terzo settore. Ma anche, e sopratutto, coinvolgimento dei singoli cittadini. Anche per questo motivo, “bisognerebbe fare un passo indietro” negli anni: un tuffo nel passato quando si giocava con i flipper, il calcio balilla ed altri antichi giochi che, però, si trovano sempre più raramente nei bar e nei locali.

Sinceramente sarebbe anche bello tornare alla “dimensione del gioco” di quei tempi, gioco che non era “esasperato” come lo è ora, ma rappresentava di più il divertimento e veniva logicamente vissuto come tale. I cittadini potrebbero avere la loro parte nel “rinverdire il divertimento” richiedendo, magari, al bar che frequentano abitualmente di reinserire questi apparecchi certamente obsoleti, ma mai dimenticati: senza bisogno di vietare le slot machine dato che i due prodotti potrebbero tranquillamente convivere anche oggi.

In questo modo si andrebbero a coinvolgere sia i cittadini che gli stessi operatori che, parlando della recente regolamentazione intervenuta con la sottoscrizione dell’accordo sul gioco, sono però perennemente sotto tiro e contro i quali si punta sempre il dito che se fossero dei biscazzieri di altri tempi. Anche questo è un vero e proprio errore: il gioco pubblico è lecito, autorizzato seguendo una determinata concessione (costosa fra l’altro). Quindi, coinvolgere gli addetti ai lavori, le imprese che di gioco vivono nel raggiungimento del gioco responsabile sarebbe una “operazione strategica perfetta”.

Chi altro meglio della cittadinanza e degli addetti ai lavori potrebbero informare sul gioco responsabile, visto che proprio loro sono in stretto contatto con il territorio, con i rivenditori e con il diretto consumatore finale? Non vi sarebbe scelta migliore: far partecipare cittadini-giocatori e filiera ai tavoli di regolamentazione ed alle campagne di sensibilizzazione, contribuendo in modo importante ad affrontare le politiche di prevenzione ed offrendo la propria disponibilità anche in termini di studio e di analisi della situazione generale ludica. E questo non vi è dubbio che significhi una cultura del gioco, la sua prevenzione ed una responsabilità sociale.

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