Condannato giornalista Fanpage per aver riportato le proteste No Tav
Un giornalista di Fanpage.it, Davide Falcioni, è stato condannato a 4 mesi di reclusione da parte del Tribunale di Torino, perché a seconda di quanto affermato dai PM avrebbe dovuto aspettare e chiedere informazioni su quanto accadeva durante la protesta dei No Tav, al posto di commentare e riportare direttamente, prima entro un reportage e poi in un articolo, ciò che aveva visto coi propri occhi.
Era il 2012 quando il giornalista che all’epoca lavorava presso Agora Vox, riportò la notizia della manifestazione, nel suo compito di reporter seguendo il gruppo il giorno 24 agosto entro la sede torinese Geostudio, narrando l’accaduto. Da quanto emerso in aula il cronista sarebbe stato condannato per lo stesso crimine compiuto dal gruppo, cioè “violazione di domicilio”. Quel che più colpisce è come nel nuovo millennio si metta in discussione un mestiere qual’è quello del giornalista e dell’importante art.21 Cost., sul diritto all’informazione. Si tratta di un processo che va avanti da tempo, il 12 aprile 2016, il Falcioni, venne rinviato a giudizio dallo stesso Tribunale con l’accusa di “concorso di violazione di domicilio”, alcuni mesi dopo, il giornale online Agora Vox, organizzò un crowdfunding per partecipare alle spese processuali a favore del reporter, con l’obiettivo di arrivare ai 2 mila euro. E’ notizia di oggi, 9 aprile 2018, la conferma della condanna di primo grado a quattro mesi di carcere per il medesimo reato ascritto due anni prima. All’interno di questo processo l’imputato ha testimoniato in favore dei No Tav, e a seconda di come andranno i fatti questi dovrà corrispondere in prima persona alle spese legali a suo carico. La Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione Stampa Subalpina si sono così’ espresse in merito al cronista “E’ stato condannato per aver fatto il proprio dovere. Aver inflitto 4 mesi di reclusione al collega Davide Falcioni, contestandogli la violazione di domicilio, rappresenta un’ingiustizia e uno schiaffo al diritto di cronaca”. L’unica speranza è che durante l’appello si facciano valere i valori dell’importante art.21 Cost., sulla libertà di stampa e di informazione.