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Libia News: nuovi gruppi terroristici nascono nel Paese

Nel Dicembre 2016 cadde l’ultima roccaforte dell’ISIS in Libia, Sirte. Fu allora che le maggiori testate occidentali persero interesse verso i nuovi sconvolgimenti politici e le nuove forze religiose conservatrici che stavano germogliando nel paese. La Libia venne ad essere principalmente associata a luogo di prigionia e ad ultima crudele tappa per gli esuli africani prima di attraversare il mare e giungere in Europa.

Piuttosto poco dunque si sa degli attacchi aerei statunitensi contro i miliziani di Al-Quaeda nella Libia meridionale alla fine del febbraio scorso, notizie per lo più trapelate dai giornali libici. Le modalità di attacco sono state diverse rispetto a quelle impiegate dagli USA in passato in Libia; questa volta sono stati utilizzati droni e  secondo quanto riferito dal Comando Africano degli USA, responsabile delle operazioni statunitensi in Africa, nell’attacco sarebbero rimasti uccisi due miliziani di Al-Quaeda. Uno dei due era Moussa Abu Daoud, algerino e leader dell’organizzazione militante islamista AQIM (Al-Quaeda in the Islamic Maghreb). Prima di diventare capo militare, Moussa Abu Daoud aveva preso parte a molteplici attacchi terroristici nel Nord dell’Africa ed era anche uno dei massimi responsabili del reclutamento e dell’addestramento di nuovi miliziani di Al-Quaeda.

Isis-Libia

AQIM può essere quindi visto come il sostituto dello Stato Islamico in Libia, seppur si stia insediando in un’area diversa del paese (l’ISIS aveva conquistato il nord e in particolare la costa) e seppur, forse più dell’ISIS, incoraggi i suoi membri e i suoi sostenitori all’indottrinamento e alla propaganda. Fino al 2007 il suo nome era GSPC (Salafist Group for Preaching and Combat) e si sospetta abbia importanti legami con il gruppo terroristico militante Al-Shabaab, attivo nel Corno D’Africa. Inoltre si parla di AQIM come uno dei gruppi militanti più ricchi e meglio armati grazie ai riscatti pagati dai governi in cambio della liberazione di ostaggi.

Intanto, negli ultimi giorni, i Capi di Stato e dell’Intelligence di Libia, Niger, Sudan e Ciad hanno organizzato un incontro in Niger con lo scopo di stabilire azioni comuni per garantire la sicurezza ai loro confini e combattere la criminalità transnazionale. I suddetti paesi hanno riconosciuto la nuova minaccia libica e temono che la crisi libica si aggravi dato il rafforzamento di gruppi armati terroristici e il moltiplicarsi nelle stesse aree di trafficanti di armi e di uomini. La contiguità dei paesi facilita anche lo spostamento dei ribelli dal Ciad e dalla zona sudanese del Darfur alla Libia meridionale, dove iniziano a lavorare come mercenari assistendo le diverse fazioni in lotta (compreso il generale Haftar).

Il 3 Maggio prossimo i rappresentanti dei quattro paesi africani si rincontreranno a N’djamena, nel Ciad, per mettere a punto un “protocollo di accordo” per la cooperazione, la sicurezza e il controllo dei confini.

Nel frattempo i dubbi rimangono: quanto possono essere pericolose le nuove forze terroristiche in Libia per la sicurezza dell’Africa e per quella mondiale? E quale sarà il prossimo passo della politica estera di Trump in Libia?

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