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Mafia Capitale: 44 nuovi arresti a Roma e nella Regione Lazio

Nell’ambito del secondo capitolo dell’inchiesta Mafia capitale, sono stati effettuati 44 nuovi arresti. L’organizzazione criminale, con a capo Massimo Carminati, aveva assoldato tra le proprie file esponenti del Comune di Roma e della Regione Lazio. Stando agli atti investigativi infatti, capitoli rilevanti dell’inchiesta riguardano la corruzione all’interno del Consiglio comunale di Roma e della Regione.

Tra gli arrestati vi sono esponenti sia di Forza Italia che del PD e spiccano le figure di Luca Gramazio, consigliere regionale del Pdl, Mirko Coratti del PD, ex presidente dell’Assemblea capitolina, Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa con la Giunta di Ignazio Marino, Franco Figurelli, ex capo segreteria dell’Assemblea capitolina e Pierpaolo Pedetti, presidente della commissione Patrimonio del Comune di Roma. Ai domiciliari invece, Giordano Tredicine, vicepresidente del consiglio comunale e vicecoordinatore di Forza Italia per il Lazio.

I reati ipotizzati nei loro confronti sono molteplici a secondo della posizione che ricoprono e sono di corruzione, associazione per delinquere di tipo mafioso, false fatturazioni, usura, riciclaggio, estorsione, ecc.
Il Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, ha allargato al resto d’Italia l’inchiesta e ha disposto perquisizioni nelle province di Roma, Frosinone, Rieti, L’Aquila, Enna e Catania.

Il secondo troncone dell’inchiesta ruota attorno alle figure di Carminati, Salvatore Buzzi, suo braccio imprenditoriale, Luca Odevaine, ex componente del tavolo tecnico sull’immigrazione del ministero dell’Interno e di Luca Gramazio, consigliere regionale.
Gravi sono le accuse nei confronti di quest’ultimo, infatti Gramazio in qualità di esponente della parte politica era colui che secondo gli inquirenti interagiva con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale, svolgendo un ruolo di collegamento tra di loro.
Oltre agli esponenti politici, sono stati arrestati anche alcuni imprenditori, degli operatori sociali ed dei dipendenti pubblici, questo a conferma dell’esistenza di un ramificato sistema corruttivo che era finalizzato a favorire un cartello d’imprese riconducibile alla figura del Carminati, che era interessato alla gestione dei centri di accoglienza, per poter accedere ai consistenti finanziamenti pubblici stanziati per i flussi migratori.

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